La perdurante crisi economica, la variante omicron che soffia sul fuoco dei contagi, una situazione geopolitica che definire precaria è un eufemismo: questi i principali fattori che pesano come spade di Damocle sulla testa degli italiani e cui ora si aggiunge l’inflazione che, dopo un lungo periodo di quiescenza, torna a crescere. Le cause sono il rincaro dei prezzi dei beni energetici, le difficoltà di approvvigionamento per materie prime anche alimentari e la scarsità dal lato dell’offerta. Il fenomeno, come ammonisce l’Ufficio economico Confesercenti, rischia di autoalimentarsi e di stroncare sul nascere la ripresa economica.
I dati diffusi da Istat parlano di un tasso d’inflazione dell’1,9% per il 2021, mentre l’indice nazionale dei prezzi al consumo al lordo dei tabacchi ha registrato un + 0,4% a dicembre e +3,9% su base annua. Scendendo nel dettaglio, al netto degli energetici e degli alimentari freschi i prezzi al consumo crescono dello 0,8% e al netto dei soli energetici dello 0,7%. L’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (+2,0%) sia non lavorati (+3,6%) nonché ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+2,3%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari non lavorati (+1,1%), a quelli dei beni durevoli (+0,6%) e soprattutto alla crescita, influenzata da fattori stagionali, dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+1,9%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%). I beni alimentari, per la cura della casa e della persona raddoppiano la crescita da +1,2% di novembre a +2,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +3,7% a +4,0%. Insomma, non c’è da stare tranquilli visto che gli esperti pronosticano un effetto domino di inflazione e crescita che potrebbe perdurare per tutto il 2022.