Ancora aggressioni nelle carceri del Lazio, con feriti tra gli agenti di polizia penitenziaria e gli stessi detenuti. A denunciare la situazione è l’Uspp Lazio, che punta l’indice contro l’amministrazione penitenziaria. aggressioni ad
A Regina Coeli un detenuto sarebbe stato preso a bastonate da altri ristretti, pare per una spedizione punitiva. Altro caso sempre a Regina Coeli, con un agente che avrebbe subito il ferimento da parte di un detenuto, che gli ha sbattuto la porta blindata sul volto. Nel carcere di Frosinone un detenuto con problematiche psichiatriche avrebbe provocato le rotture delle suppellettili e sanitari delle celle dove è stato ubicato. Aggrediti anche gli agenti. Sono le ultime aggressioni ricordate dal segretario regionale Uspp Lazio Daniele Nicastrini.
Da oltre un mese la maggioranza delle organizzazioni sindacali hanno indetto lo Stato di agitazioni e la sospensione delle relazioni sindacali con l’amministrazione penitenziaria sul territorio laziale nei confronti del provveditore regionale. Ritenuto “poco attento nelle difficoltà del personale di polizia penitenziaria sempre più ridotto negli organici e con un sovraffollamento da gestire senza direttive chiare e risorse necessarie per garantire l’ordine sicurezza e trattamento”.
Nel frattempo, i sindacati hanno appreso che il provveditore regionale avrebbe convocato una riunione per discutere per la distribuzione dei 321 neo-agenti destinati ad integrare l’organico del Lazio Abruzzo Molise, che andranno a coprire solamente i prepensionamenti dei prossimi mesi.
“Che dire – commenta Nicastrini – veniamo a sapere che il provveditore sia irritato per le nostre contestazioni sindacali, non facendo pervenire le comunicazioni previste per legge. Il Lazio paga una carenza di 900 unità in meno a fronte di una popolazione detenuta che ha superato 6500 detenuti su 4800 posti disponibili. Dove alcuni istituti non potrebbero ricevere più detenuti che di fatto scambiano i più problematici con trasferimenti tra gli stessi disposti da un Provveditore che non sembra avere soluzioni idonei, mentre alla fine distacca unità dagli istituti in carenza per garantire l’andamento dei suoi uffici e servizi presso il suo Provveditorato, assurdo”.
Uspp Lazio in questo ultimo anno ha cercato di avere un approccio costruttivo e al quanto propositivo delle cose che sono urgenti da fare come ad esempio quello di ridurre la presenza di oggetti e materiale che accumulano all’interno delle celle i detenuti, che tra l’altro diminuiscono lo spazio delle stesse celle e impediscono controlli adeguati da parte dello stesso personale. Di chiedere supporto supplementare al DAP trasferendo i detenuti quelli più problematici fuori regione ed altro.
“Per ultimo -conclude Nicastrini siamo venuti a conoscenza che presso un istituto laziale un detenuto favorito dalla possibilità di effettuare una videochiamata per colloquio con la famiglia, avrebbe invece chiamato il 112 gridando aiuto che gli agenti penitenziari lo stavano picchiando, ovviamente con l’intervento di una pattuglia dell’arma che sopraggiunta al carcere si sarebbero reso conto della realtà. Oramai le nostre carceri stanno diventando terra di nessuno e dove sono rette grazie ai pochi agenti rimasti con il modo fai da te, sulla quale crediamo che siano necessari provvedimenti urgenti”.