Specialità agroalimentari, la Toscana sale a quota 467

prodotti tipici

Con 467 prodotti tradizionali la Toscana si pone al terzo posto nella classifica delle specialità italiane per regione, dietro all’inarrivabile Campania (601) e al Lazio (472) e davanti a Veneto (403) ed Emilia Romagna (402).

Quest’anno la terra del Granducato conta l’ingresso di quattro prodotti: la scola (o spola) tipico del Comune di Vicchio, il bignè orentanese, la pizza orentanese e la Befana di Barga.

Coldiretti Toscana ha elaborato i dati dal suo Osservatorio Strategico relativi al censimento delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni.

“Le produzioni tipiche e gastronomiche – spiega Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana – raccontano la storia del nostro territorio; sono un potente strumento di promozione, la principale porta di accesso al turismo che ha permesso a molti borghi e paesi di essere scoperti, apprezzati, ripopolati. Ma hanno anche un ruolo chiave nella crescita e nello sviluppo delle filiere che sono spesso legate a piccole realtà agricole e a particolari momenti della vita delle singole comunità. Insieme al paesaggio, questo enorme patrimonio agricolo ed alimentare, di cui le aziende agricole sono un presidio fondamentale, è parte della nostra identità. Volani che consentono alla Toscana di essere associata ad un territorio dove si vive e si mangia bene e di essere oggi tra le mete turistiche più ambite al mondo”.

Nell’elenco delle 467 produzioni tipiche tradizionali si va dalla Bistecca alla Fiorentina entrata nella lista nel 2021 e che punta ora alla candidatura Unesco, al pomodoro costoluto fiorentino, dai biscotti di Prato al pecorino delle Colline Senesi.

Molti però sono i prodotti censiti che oggi sono considerati a rischio come per esempio la pesca maglia rosa o il fagiolo borlotto nano di Sorano, la gallina mugellese e la mela binotto massese o addirittura reclusi all’esclusivo consumo famigliare come il fagiolo burro toscano o il fagiolo della montagna coltivati.

“Una fetta importante della nostra biodiversità rischia di scomparire dalle nostre tavole e dalla nostra dieta a causa di un’offerta standardizzata che privilegia le grandi quantità e le rese. E’ questa la ragione per cui nei banchi dei supermercati troviamo 4-5 varietà di mele e non decine di varietà che il nostro paese potrebbe offrire. Solo in Toscana sono ben tredici di cui nove a rischio estinzione. – ammette la presidente di Coldiretti Toscana – Da qui l’importanza della filiera corta e dei mercati contadini di Campagna Amica che permettono alle aziende agricole di valorizzare e commercializzare molte di quelle produzioni tradizionali che altrimenti sarebbero già scomparse e ai consumatori di apprezzare sapori non omologati”.

Il grande contributo ai primati delle “bandiere del gusto” arrivano dalla categoria degli ortaggi e della frutta (193) a conferma della straordinaria biodiversità vegetale della nostra regione seguita da pasta fresca e prodotti della panetteria, pasticceria e dolci (125) e dalle specialità di carne fresche ed insaccati (81). Sono una moltitudine i pecorini, le caciotte, le robiole ed i prodotti caseari vaccini ed ovini (34) che esaltano il link con la sostenibilità e secolare cultura casearia. Ed ancora altri prodotti di origine animale come il miele, propoli e pappa reale (11) ed i prodotti della pesca (10), le bevande analcoliche, distillati, liquori (8) ed infine olii e burro (3) e condimenti (2) in un viaggio del gusto che tocca gli angoli più diversi della regione.

Non è infatti un caso che nei piccoli borghi – sottolinea Coldiretti Toscana – nasca il 92% delle produzioni tipiche secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta di un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare. E spinge verso la Toscana, nelle aziende agrituristiche, 5 milioni di turisti che arrivano da tutto il mondo per vivere un’esperienza all’insegna del buono, del sano e del bello.

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