Taglio della pressione fiscale, così l’impatto sui consumi in Piemonte

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Il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote Irpef, con la conseguente maggiore disponibilità economica delle famiglie dei lavoratori, farà lievitare in Piemonte i consumi, nel 2024, di 872 milioni di euro. E’ quanto prevede l’Ufficio Studi della Confesercenti regionale (sulla base di stime elaborate dal Cer per Confesercenti nazionale) che valuta l’impatto sulle famiglie della misura che farà scendere la pressione fiscale di mezzo punto, dal 42,2% al 41,7%.

“Si tratta – commenta Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte – di un dato positivo, ma certo questi numeri non sono ancora sufficienti a farci uscire dalle difficoltà degli ultimi anni. Non dimentichiamo che – pur in rallentamento – l’inflazione lascia alle famiglie una pesante eredità su prezzi e tariffe costringendole a spendere di più per acquistare di meno. Inoltre, per mantenere i livelli di spesa, esse hanno risparmiato meno: la propensione al risparmio è scesa al 6,2% del reddito disponibile, la più bassa degli ultimi 35 anni. L’esordio non entusiasmante dei saldi invernali è lì a dimostrare che i consumatori piemontesi rimangono cauti e oculati nelle loro scelte, perché le prospettive restano incerte. Per questo è necessario che i benefici fiscali – per ora limitati al 2024 – siano non solo confermati ma anche ampliati nel 2025. Inoltre auspichiamo la detassazione degli aumenti retributivi: un intervento che darebbe una mano alla contrattazione e permetterebbe alle famiglie di recuperare più velocemente e più ampiamente il potere d’acquisto perso”.

Le previsioni in caso di conferma nel 2025

Secondo le simulazioni Confesercenti-Cer, con una conferma degli interventi su cuneo e aliquote anche nel 2025, la spesa delle famiglie aumenterebbe dello 0,7%: ciò permetterebbe di ritornare finalmente al livello dei consumi che si registravano prima della grande crisi del 2007-2008. Senza taglio del cuneo, invece, tutto ciò rischia di essere vanificato: in questo caso l’incremento dei consumi non supererebbe lo 0,2%.

“Provvedimenti di rilancio dei consumi – aggiunge Banchieri – sono assolutamente indispensabili anche per sostenere le piccole imprese del commercio, alle prese con una crisi sempre più preoccupante: anche nel 2023 in Piemonte è stato negativo il saldo fra aperture e chiusure per gli esercizi di vicinato. Nell’arco di dieci anni nella nostra regione il numero di aperture dei negozi si è ridotto del 70%: furono 4.581 nel 2013, si riducono a 1.380 quest’anno. Secondo le nostre proiezioni, in assenza di interventi, nel 2030 le aperture in Piemonte potrebbero essere poco meno di 1.000. Il che rappresenta un problema non soltanto per le categorie coinvolte, ma riguarda tutti: senza commercio di vicinato saranno più poveri anche vie e quartieri dal punto di vista della vivibilità, della coesione sociale e della sicurezza sicurezza, senza contare il drammatico restringimento della possibilità di scelta e del livello dei servizi offerti ai consumatori”.

 

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