Fumata nera per l’ex Ilva dopo l’incontro a Palazzo Chigi. Per Spera della Ugl la vertenza diventa più complicata.

In tanti avevano pensato che quello odierno sarebbe stato un incontro chiarificatore sui destini dell’ex Ilva. Invece grande delusione all’uscita delle delegazioni da Palazzo Chigi: “Doveva essere la giornata decisiva per il tanto atteso incontro tra governo e vertici ArcelorMittal a Palazzo Chigi sulla vertenza ex Ilva o Acciaierie d’Italia, ci aspettavamo una svolta definitiva. Purtroppo, ciò non è avvenuto”.
Lo riferisce Antonio Spera, Segretario Nazionale Ugl Metalmeccanici a fine incontro di Palazzo Chigi fra governo e ArcelorMittal sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto. “Abbiamo ricordato che la cattiva gestione, gli accordi non rispettati, il mancato controllo sull’operato di Arcelor Mittal, sia in termini di salute e sicurezza sul lavoro sia per il mancato rilascio del siderurgico, sono da imputare ai governi precedenti rivelatisi a dir poco distratti. Oggi Palazzo Chigi giocava una delle più grandi e più importanti partite per la siderurgia e per l’intera industria italiana, che riguarda e coinvolge circa ventimila lavoratori. Nell’incontro la delegazione del Governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Il Governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. L’auspicio dell’Ugl Metalmeccanici era che oggi si raggiungeva un accordo diverso dagli anni passati e che l’azienda poteva contribuire a produrre acciaio con un nuovo piano industriale e un nuovo assetto societario. Ora la questione si mette tutta in salita”, conclude Spera.

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