Riaperto il tunnel del Monte Bianco, dopo due mesi di lavoro. Un’occasione in cui Uncem (Unione Comuni edEnti Montani) invita la politica a ripensare i collegamenti alpini. “Si usino i prossimi mesi – è l’invito di Uncem – per agire dal Tenda alla Valle Stura, dal Frejus al Bianco, dal Sempione al Gottardo. E intervenire, con opportune investimenti, ma soprattutto strategie, per dire come le Alpi sono cerniera”.
Uncem Piemonte, per l’occasione, ha presentato un dossier sui valichi e i transiti nelle valli. Con cinque domande e altrettante proposte.
Le domande
Viste le limitazioni al Frejus e al Monte Bianco, con reti che attraversano i territori, da una parte sempre più cariche di mezzi, dall’altra sprovviste di adeguati investimenti per renderle efficienti, si teme che ci sia un rischio di esclusione del Piemonte dalle reti internazionali dei trasporti, delle merci, dei flussi che interessano l’Europa. Quale è e quale sarà, è il primo quesito, il ruolo del Piemonte?
L’altra domanda parte dalla riflessione che se le Alpi sono cerniera e non barriera, occorre lavorare a livello politico per rafforzare le istituzioni. Lo dice chiaramente il Trattato del Quirinale. Da qui la richiesta di una efficace gestione di Eusalp, la Strategia macroregionale alpina, su una ricomposizione di Alp-Med, l’Euroregione AlpiMediterraneo, con cinque Regioni protagoniste, su Enti sovracomunali che rappresentino e diano rappresentanza alle Valli Rafforzare le Istituzioni delle comunità è decisivo per essere aperti e inclusi, inclusivi in territori cerniera d’Europa. “Si vuole ricostruire – chiede Uncem – il tessuto istituzionale?”
C’è poi il tema “gomma o ferro”? Come si intende ridurre emissioni e traffici? Cosa fare per rendere meno impattanti su ambiente e territori i flussi di merci e la logistica? Una domanda, collegata a questo: con il terzo valico che sposta su Genova e Tortona lo snodo delle merci in verticale, a sud e nord dell’Europa, il nodo
Torinese è escluso?
E ancora: si immagina che anche la ferrovia verso la Francia sarà solo quella verso Ventimiglia? I vettori che oggi utilizzano l’alta velocità ferroviaria da Torino e Salerno e poi verso Bari, punteranno anche sulle merci? RFI aprirà ad altri vettori per il trasporto merci sulla linea ACAV italiana?
A pochi mesi dall’apertura del raddoppio del Frejus (non una protesta per la costruzione della seconda canna), chi si oppone al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco? La chiusura dei prossimi anni, per lavori urgenti di manutenzione, impone non solo di fare questi lavori, ma anche di progettare e costruire una seconda canna. Per sdoppiare il traffico nei due sensi di marcia. E per garantire sicurezza. E ancora: è nell’interesse della Val d’Aosta e del nord-ovest il raddoppio del Bianco?
Infime Uncem si chiede se Maddalena e Tenda siano strategici. Ricordando che la circonvallazione di Demonte, e di altri Comuni della Valle Stura, bloccata da troppi anni per questioni di resti archeologici e altre problematiche, sollevate da Soprintendenze e Ministero della Cultura. Una situazione che richiede con urgenza uno sblocco.
Le proposte
Il dossier presenta poi proposte su cinque nodi centrali.
Il nodo torinese, con il passante ferroviario e lo scalo merci all’interporto di Orbassano, deve essere centrale per il nord ovest. Ecco la prima proposta Uncem: portare merci su gomma attraverso la linea ferroviaria con la Francia, con il nuovo tunnel di base che TELT sta realizzando, e con uno scambio a Torino delle merci che salgono dal porto di Genova. Torino deve essere centrale. Per le persone e per le merci. Per il turismo e per i beni che solcano il nord, al di sotto delle Alpi. Se Torino è centrale, le Alpi sono centrali, evitando spostamenti di baricentro sopra le Alpi. È necessario Torino sia centrale.
L’altra proposta riguarda il rapporto tra Autostrade e territori. Uncem lo chiede da 15 anni. Una percentuale del pedaggio delle autostrade deve ritornare ai territori. Deve essere ridestinata ai territori attraversati. Oltre naturalmente a sconti per i residenti lungo le aste viarie ad alta velocità. Che usano quelle autostrade non per volontà, ma perché spesso la viabilità secondaria non sopporta alto traffico e non permette di raggiungere
efficacemente in tempi ragionevoli, lavoro e servizi. Sconti sui pedaggi. E soprattutto, una percentuale del pedaggio – 5 o 10 centesimi a veicolo – che vengono investiti sui territori. Che con le loro foreste gestite – ad esempio – assorbono la Co2 emessa dai veicoli. E questo ruolo deve essere riconosciuto.
Uncem chiede poi di riattivare subito i “rami secchi” ferroviari. Con investimenti e senza trasformarle in piste ciclabili portando poi tutto il traffico su gomma. E quei binari non sono manco solo “turistici”. Sono necessari per avvicinare le valli alle città. Se qualcuno non lo avesse compreso, glielo spiegheremo efficacemente.
C’è poi la proposta di avere trasporti più smart e p iù green: Non solo treni a idrogeno – prodotti peraltro in Piemonte – sugli assi ferroviari regionali,come sulla Torino-Aosta o sull’importantissima Torino-Cuneo-Nizza-Ventimiglia. Idrogeno,come si sta portando in Val Camonica, verso Edolo, con un importantissimo sistema di
relazioni tra pubblico e privato. Occorre modernizzare e rendere smart, intelligenti, esostenibili – nel quadro delle Green Communities – i trasporti nelle valli. Oggi ancorati amodelli degli anni ‘70. Treni-bus ad esempio, altri sistemi. Il traffico, se le autostrade sonointasate, si ripercuote negativamente su strade statali e provinciali.
Infine, si chiede che Torino stringa un patto con le Valli. Perché temi come pianificare trafori, quanto è importante la TAV ferroviaria, dove passano le merci, sono temi da Sala Rossa. E anche cosa si fa per ridurre i divari digitali. Temi politici, da Palazzo Civico e dal Palazzo regionale. Che, crediamo, devono vedere tutti più attenti. Anche attraverso una cabina di regia regionale, da insediare con Enti locali montani, Prefetture, Concessionari autostradali, rappresentanti istituzionali.