“Grande opera, sarà un successo per l’Italia”. Così l’ex ministro Pietro Lunardi ha parlato del progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Una delle grandi “imprese” a cui è stata dedicata la giornata conclusiva del ciclo di incontri che l’Ordine degli Ingegneri di Perugia ha organizzato in occasione del Centenario di istituzione dell’Albo professionale.
L’ultimo dei tre incontri in programma si è svolto alla sala dei Notari di Perugia, aperto dai saluti del vicepresidente della Provincia di Perugia, Moreno Landrini; dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Perugia, Margherita Scoccia; del vicepresidente dell’Ordine, Alessio Lutazi; del vicepresidente-segretario Antonella Badolato; del presidente della Fondazione dell’Ordine Ingegneri di Perugia, Massimiliano Gioffrè; del direttore dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia, Ermanno Cardelli; del direttore del dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’ateneo perugino, Giovanni Gigliotti.
Quindi gli interventi sul tema “Le grandi sfide dell’ingegneria del nuovo millennio”. Partendo proprio dalla sfida del ponte sullo Stretto. L’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi (nella foto), ha ripercorso la storia del progetto del Ponte. “Il Ponte – ha detto – ha una storia che inizia nel 251 a. C. e che ha avuto alterne vicende. Oggi abbiamo la possibilità di ripartire dopo il primo tentativo importante che è stato fatto nel periodo 2001-2006, in cinque anni di governo in cui sono stato ministro delle Infrastrutture e Trasporti. In questo periodo abbiamo fatto partire il progetto preliminare, facendolo approvare dalla Comunità Europea e riuscendo ad assegnare la gara. Già nel 2006 siamo riusciti ad aprire i cantieri, quello per la variante Ferroviaria di Campitello. E ora, siamo arrivati al progetto definitivo che in sei-sette mesi sarà affinato e portato a progetto esecutivo”.
“Sarà un grande successo aprire il cantiere – ha aggiunto – perché il Ponte è un’opera straordinaria, fondamentale per rafforzare la politica socio economica del Sud Italia che ne ha molto bisogno, e spostare il baricentro dell’Europa, portandola dal nord al sud in corrispondenza del Mediterraneo, che è strategico perché tra Canale di Gibilterra e quello di Suez passa il 35% del traffico mondiale. Il Ponte sarebbe al centro del flusso trasportistico e l’Italia potrebbe fare da “aspira- traffico” per l’Europa impedendo che vada a lavorare su porti del nord, il ponte darà continuità territoriale per i siciliani, ma anche al trasporto. Insieme all’alta velocità in Sicilia e Calabria e il potenziamento dei porti, si attrezzerà il Sud a gestire il traffico da portare nel cuore dell’Europa. Il Ponte sarà una calamita”.
Lunardi si è soffermato sugli aspetti tecnici dell’opera: a campata unica lunga 3mila e 300 metri, sorretta da quattro cavi portanti con un diametro di 1,2 metri. Con una sagoma aerodinamica testata in galleria del vento.
Dopo 12 anni di stop, il progetto del Ponte è stato ripreso e adeguato. Dovrà essere ora posto all’approvazione del Cipes, dopo l’aggiornamento avvenuto a settembre di quest’anno. È del 4 ottobre la fondazione del nuovo comitato scientifico. Passaggi spiegati da Claudio Borri, ordinario di Scienza delle Costruzioni dell’Università di Firenze, membro del comitato scientifico stesso.
Guardando alle date, l’orizzonte è quello dell’approvazione da parte del Cipes per il marzo-aprile 2024: “Io credo che settembre ottobre 2024 può partire il cantiere che in realtà è già partito con la variante ferroviaria di Campitello per permettere l’impostazione della pila di attraversamento che fu costruita, prima pietra posta nel 2012 e purtroppo alla prima non è seguita la seconda”.
Per Fabio Brancaleoni, ordinario di Scienze delle Costruzioni e titolare dei corsi di Teoria e Progetto di Ponti e di Gestione di Ponti e Grandi Strutture della Sapienza di Roma, che ha ripercorso la secolare storia della costruzione dei ponti, “la storia stessa ci dice che la campata del ponte sullo stretto è possibile, c’è il progetto definitivo e ci sono, soprattutto, tanti progetti che dagli studi sul ponte sono partiti. Ad oggi il ponte con maggiore luce, ovvero lo spazio sottostante la campata, è di circa due chilometri. Studi, calcoli e simulazioni ci confermano che si può arrivare ai 3,3 chilometri dello Stretto”.
A chiudere i lavori, il presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri, Angelo Domenico Perrini: “Sono passati 100 anni dalla nascita dell’Albo, la professione è completamente cambiata, oggi l’ingegneria si occupa di tutto lo scibile umano e del progresso della società: dalla bioingegneria all’intelligenza artificiale. Quello che rimane invariato sono le conoscenze di base, fondamentali per un corretto esercizio della professione”.
Diverso anche l’approccio: “Non è più quello di realizzare un manufatto ma di realizzarlo tenendo conto del suo ciclo di vita con materiali sostenibili”.
“Ai giovani dico che è una professione complessa e affascinante – ha concluso – ma di credere nell’ingegneria che è comunque il futuro della nostra società”.