Approvato il Piano nazionale di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e l’ordinanza del Ministero della Salute contenente le misure di controllo ed eradicazione della Pesta suina africana (Psa). Un piano che prevede, suddiviso per interventi regionali, il raddoppio degli abbattimenti di cinghiali (fino a 650mila esemplari l’anno), anche con l’ausilio dell’Esercito in aggiunta ai cacciatori.
Non a caso si è svolta al ministero della Difesa la riunione operativa alla quale hanno partecipato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il commissario straordinario per l’emergenza Psa, Vincenzo Caputo, insieme ai rappresentanti delle associazioni agricole e venatorie.
Il commissario Caputo avrà a disposizione 3,5 milioni di euro per l’attuazione del Piano. Il ministro Lollobrigida ha di chiesto di monitorare le attività attraverso una Cabina di regia permanete delle rappresentanze del tavolo, che sarà costituita da un delegato per ogni associazione con incontri ogni 15 giorni ed il coinvolgimento dei diversi Ministeri competenti (Salute, Difesa Ambiente, Agricoltura).
“E’ stata finalmente accolta la nostra proposta di far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti in Italia che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie”, il commento del presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
L’indagine Coldiretti/Ixè
Un’azione che Coldiretti ha chiesto da tempo che è condivisa da gran parte della popolazione con quasi sette italiani su dieci (69%) che ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale, come pensa il 75% degli intervistati per l’indagine Coldiretti/Ixè.
“L’eccessiva presenza degli animali selvatici è una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” Prandini nel sottolineare l’esigenza “di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale”.
I branchi – sottolinea Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.
“Ridurre numericamente la specie cinghiale significa anche rallentare la diffusione della peste suina (Psa) in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia” conclude Prandini.