Discreto bilancio per la campagna cereali nel Piacentino, con la raccolta che si è conclusa in questi giorni. A fare il punto è Ercole Parizzi, presidente della Sezione di Prodotto Colture Industriali di Confagricoltura Piacenza. “Quella appena conclusa è stata tutto sommato una campagna positiva per Piacenza – considera Parizzi – diversamente è andata a livello regionale dove il disastro della Romagna ha stravolto bilanci e prospettive di intere ed ampie aree. Restringendo il campo alle province a noi più vicine, Piacenza ha comunque performato meglio”.
Il noto imprenditore, che conduce con il figlio Dante l’Agricola Saliceto di Alseno, individua le ragioni di questa discontinuità nell’andamento climatico. “Nelle campagne parmensi e delle altre province dell’Emilia è piovuto di più a maggio e qui da noi meno, questo ha influito sulla sanità della pianta particolarmente per il grano duro” – precisa Parizzi.
I numeri
Venendo ai numeri legati alle rese, Parizzi passa in rassegna i diversi cereali seguendo l’ordine della raccolta. “Per l’orzo registriamo una forbice molto ampia: all’interno della nostra provincia si passa dai 50 ai 65 quintali ettaro con punte anche di 70 e ciò dipende dai fattori individuati, va poi detto che la collina, in particolare, è stata un po’ penalizzata rispetto alla pianura; analogamente è accaduto per il grano duro dove le rese vanno dai 60 ai 75 quintali ettaro”. Abbastanza bene dunque la quantità, un po’ meno la qualità, con qualche volpatura per il grano duro e qualche peso specifico un po’ basso su entrambi i cereali.
Bene anche il grano tenero dove si è registrata qualche punta produttiva di 80 quintali ettaro. “I record sono riservati alle varietà di panificabile – precisa Parizzi – e la forbice in media è dai 75 – agli 80 quintali ettaro. Anche per il grano tenero mi hanno segnalato qualche caso di peso specifico basso. Per il grano di forza le produzioni vanno dai 60 ai 70 quintali ettaro, dunque produzioni soddisfacenti, con qualche problema qualitativo per la percentuale bassa di proteine”.
La preoccupazione dei produttori
A preoccupare gli agricoltori sono le prospettive. Le quotazioni interessanti hanno incentivato le semine del 2022 rispetto all’anno prima facendo registrare, nella nostra regione, un aumento delle superfici a cereali dell’8%. “Questo vale in particolare, nell’ultima campagna, per il grano duro che l’anno scorso spuntava ottimi prezzi”.
“Noi produttori ce la mettiamo tutta per fare bene – riflette Parizzi – a volte ci si riesce, altre meno, però le varianti sono molte, troppe, in particolare non abbiamo controllo su due determinanti: la stagionalità e i prezzi. Le quotazioni dei cereali – sottolinea – sono diminuite in generale dal 20 al 40% rispetto al 2022. Le ragioni volano sopra le nostre teste: dalla guerra, alla disponibilità globale – in fin dei conti si tratta di commodity – alle speculazioni. Il giorno in cui Putin ha dichiarato che non garantiva l’accordo sul grano – esemplifica Parizzi – i prezzi del grano duro sono cresciuti di 40 euro a tonnellata. A parte queste fiammate, con riferimento al calo generale dei prezzi – conclude Parizzi – direi che abbiamo visto prezzi anche di molto inferiori, però il problema è che negli ultimi tre anni abbiamo avuto aumenti esorbitanti dei costi di produzione, in particolare per concimi e gasolio, altissimi tra la fine del 2022 e inizio 2023, ossia quando avevamo le lavorazioni in campo. In prospettiva – conclude – resta l’incertezza tipica del nostro mestiere, potremmo quantomeno avere aiuto potendo impiegare nuove varietà più performanti e resistenti alle fitopatologie e alle bizze del tempo, per questo confidiamo nei risultati della ricerca, in particolare nelle Tea, intanto anche questa stagione è andata”.