Vini analcolici, ma a quale prezzo per l’ambiente? Sulla sostenibilità del mercato del vino dealcolato invita a riflettere Winemeridian.
Un mercato l’agenzia di ricerche di mercato Fact.MR prevede continuerà a registrare un CAGR del 10% nel prossimo decennio.
Come si elimina l’alcol dal vino?
Nei vini sottoposti a un processo di dealcolizzazione può restare fino allo 0,5% di alcol in volume, rispetto a circa l’11-14% del vino standard. Questo risultato si ottiene attraverso due processi: la distillazione sottovuoto e l’osmosi inversa.
Nel primo, una membrana divide il liquido alcolico da un estraente con un’azione combinata di diffusione ed osmosi naturale. Si ottiene in questo modo la migrazione delle molecole di etanolo verso il fluido estraente. L’acqua viene poi distillata e aggiunta nuovamente per diluire il vino a uno stato appetibile. Sebbene sia efficace per preservare il sapore e la consistenza, questo metodo è ad alta intensità di acqua e quindi poco rispettoso dell’ambiente.
Nella distillazione sottovuoto si utilizza una colonna all’interno della quale si trovano una serie di coni rotanti alternati a coni fissi. Nel primo passaggio, in cui non si superano i 28 gradi, si raccolgono gli aromi; nel secondo, che raggiunge fino a 50 gradi, avviene l’evaporazione dell’alcol. Al termine del processo, il vino dealcolizzato, gli aromi, ed eventualmente anche parti di vino non distillato, vengono ricombinate insieme per ottenere un vino a bassa o nulla gradazione alcolica.
L’utilizzo di energia
La dealcolizzazione è un processo ad alta intensità energetica. Innanzi tutto per trasportare i vini nei centri specializzati. E poi l’energia che serve per i processi. Proprio per questo, visto l’incremento del mercato del vino dealcolizzato, si sta investendo nella ricerca per migliorare la qualità dei processi (e quindi del prodotto finale) e l’efficienza energetica.