Buconi: “Bioregolatori e produttori di Pil, i cacciatori meritano rispetto”

Il dialogo costruttivo, con le altre associazioni venatorie ma anche con gli ambientalisti non estremisti, è la filosofia attraverso la quale il presidente nazionale Massimo Buconi, insieme agli altri dirigenti, ha orientato l’azione di Federcaccia. Nella convinzione che il muro contro muro, determinato solo da una visione ideologica e senza la conoscenza delle reciproche istanze, finirebbe per penalizzare i cacciatori e il Paese. E dopo anni in cui i cacciatori in Italia hanno dovuto sempre giocare in difesa, nonostante le norme che ne tutelano e legittimano l’attività, qualcosa, almeno a livello istituzionale, sembra essere cambiato. Anche se poi, è il tema su cui insiste Buconi, è all’opinione pubblica che i cacciatori devono parlare, per sfatare pregiudizi e luoghi comuni.

Presidente Buconi, nei giorni scorsi in Conferenza Stato – Regioni sono stati raggiunti gli accordi per la ricostituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale e per il Piano di gestione e contenimento della fauna selvatica. Soddisfatto di questo risultato?
“Giudichiamo il Piano di controllo della fauna selvatica complessivamente positivo. Uno strumento per affrontare finalmente a tutto tondo il tema della gestione della fauna selvatica. Perché il territorio va gestito tutto: dove si può cacciare, ma anche negli ambiti protetti e in quelli urbani. Con procedure ovviamente diverse. Le polemiche sulla caccia in città e sulla deregulation sono artificiose ed estremiste. Nel merito segnaliamo però che tale coarcevo di norme deve essere messo in relazione”.

A cosa si riferisce nello specifico?
“Si chiama Piano di controllo ed è dettato da un’emergenza, quello dei cinghiali e della fauna selvatica in genere. Ma si tratta di strumenti ordinari che le Regioni, pur a macchia di leopardo, di fatto già attuano. Il controllo della fauna selvatica è un problema straordinario, ma viene affrontato con strumenti ordinari. Diamo atto che con il nuovo Governo è cambiato il clima, ma se non vengono predisposte anche procedure straordinarie, temo che i risultati non ci saranno…”.

E sul Comitato tecnico faunistico, qual è la posizione di Federcaccia?
“Assolutamente positiva. Chiedevamo da anni che il Comitato fosse ripristinato quale naturale luogo di confronto tra portatori di interessi diversi. Finora siamo stati governati da un estremismo animalista. E le norme sono figlie di questo clima ostile all’esercizio venatorio. Recuperiamo un po’ di normalità in questo Paese. Ci sono sensibilità diverse che vanno composte nei luoghi a ciò deputati”.

Il parere del Comitato tecnico dovrebbe, almeno nelle intenzioni del Governo, limitare gli automatismi di alcune scelte tecniche che spesso hanno penalizzato i cacciatori in questi anni. Voi cacciatori, attraverso la Cabina di regia, avete tra l’altro posto il problema dei pareri “fotocopia” di Ispra sui Calendari venatori. Ritiene che attraverso il Comitato tecnico si possa ridimensionare il ruolo avuto da Ispra in questi anni?
“Dovremo valutare all’atto pratico. Tengo però a chiarire che noi non vogliamo limitare alcunché. Ma allo stesso tempo, è evidente che non si può andare avanti ragionando a compartimenti stagni. I pareri tecnici sono legittimi, ma muovono da principi di precauzione e spesso in modo totalmente decontestualizzato. In questo modo, sul piano teorico, bisogna bloccare tutto. Noi di Federcaccia diciamo: reperiamo i dati e su questi valutiamo. Sentendo il parere dei tecnici, ma poi è la politica, ascoltati tutti i portatori di interesse, a dover decidere. Un po’ come avvenuto per l’emergenza Covid: c’era il Comitato tecnico scientifico, ma poi il Governo ha preso delle scelte, anche contro questi pareri o comunque mitigandoli. Tornando all’attività venatoria, ricordo ad esempio che, nonostante la legge 157/92 fissi al 31 gennaio il termine per la stagione di caccia, l’Ispra detta tempi diversi per le varie specie. Spesso perdendo poi nei Tribunali. Insomma, semmai si riscriva la legge, ma non si può sempre restare nell’incertezza, ognuno faccia il proprio mestiere. E le leggi, in questo Paese, le fa il Parlamento”.

Tornando al tema della fauna selvatica: presenza eccessiva dei cinghiali, pericoli peste suina africana e ruolo dei cacciatori. Vi trovate in sintonia con le valutazioni del commissario straordinario contro la Psa che si è appena insediato?
“Il nuovo commissario mi sembra che stia portando nuova energia nell’affrontare il problema. E ce ne vuole, perché le misure finora attuate non hanno funzionato. Bene i protocolli, ma la Psa continua a diffondersi in Italia. E allora, forse, va ripensata la strategia”.

E rispetto all’opinione pubblica italiana, come crede sia percepita oggi l’attività venatoria, anche dalle nuove generazioni?
“Il clima non è certo favorevole, se il cacciatore viene descritto ancora come assassino, se viene cambiata addirittura la favola di Cappuccetto Rosso… Noi auspichiamo un ritorno alla normalità. Torniamo con i piedi per terra. Abbiamo commissionato una ricerca a Nomisma dalla quale emerge che la maggioranza degli italiani è favorevole alla caccia, ma la maggioranza è anche contraria ai cacciatori. E questo è il segno evidente del mondo in cui il cacciatore viene rappresentato. In tv si parla di caccia solo per gli aspetti negativi. Allora, il nostro impegno deve essere quello di rappresentare l’altra faccia dell’attività venatoria”.

In che modo attività venatoria, tutela della biodiversità e dell’ambiente possono, a vostro giudizio, coesistere?
“Contemperando gli interessi: gestione del territorio, boschi, fauna selvatica… Perché non penso proprio, ad esempio, che l’opinione pubblica italiana creda che nei centri storici bisogna convivere con la fauna selvatica. I cacciatori sono dei bioregolatori, contribuiscono alla gestione ambientale”.

E poi, il mondo venatorio ha anche un risvolto economico importante, comunque da tenere in considerazione…
“Secondo uno studio, la caccia genera 8,5 miliardi del Pil italiano, con 100mila addetti. L’attività venatoria – certamente disciplinata, regolamentata – merita rispetto”.

 

 

Articoli correlati

Il caso di Elena Maraga non è l'unico, saà inserita una specifica sezione dedicata agli...
L’incontro inaugura il biennio della Presidenza Italiana della Convenzione delle Alpi e promuove progetti per...
Un'iniziativa per la tutela e la valorizzazione del verde in 13 città metropolitane italiane, sostenuta...

Altre notizie

Altre notizie