Prezzi dell’energia alle stelle, inflazione che ha galoppato, incertezza per il futuro, possibilità di chiusura delle attività. Queste ed altre situazioni hanno impedito agli imprenditori della Sardegna di dormire sonni tranquilli, di pensare allo sviluppo delle proprie aziende. La voglia di andare avanti ha portato ad azioni di resilienza importanti, sei in particolare: aumento dei prezzi, riduzione margini di profitto, autoproduzione di elettricità, efficientamento impianti, rinegoziazione dei contratti e, purtroppo, anche la riduzione e la sospensione dell’attività.
E’ questo ciò che emerge dall’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulla propensione delle imprese sarde a reagire a questi fattori contrari. L’analisi ha anche dimostrato come le piccole realtà abbiano una buona propensione ad investire unita a una forte richiesta di lavoro stabile e qualificato. Sono questi i due fattori principali che hanno consentito al comparto affrontare le difficoltà e mantenere un sentiero di crescita nel primo semestre del 2023.
Tra le soluzioni per far fronte ai rincari dell’energia la reazione più frequente è stata quella dell’aumento dei prezzi di vendita, nel 57,7% tra le piccole imprese e nel 65,4% tra le medie. La riduzione dei margini di profitto è stata attuata nel 47,3% dei casi tra le piccole e nel 50,5% tra le medie. L’autoproduzione di energia è stata attuata nel 17,1% delle piccole e nel 23,9% delle medie. Ha provveduto a efficientare l’impianto il 13,2% delle piccole e il 18,5% delle medie. Ha rinegoziato il contratto o cambiato fornitore il 22,2% delle piccole e il 28,8% delle medie. Solo il 6,3% delle piccole e l’8,8% delle medie ha dovuto sospendere o ridurre l’attività.
“Questa analisi ci dice come le imprese abbiano lottato, continuino a farlo adottando ogni tipo di strategia e soluzione – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – di certo non si sono perse d’animo e non si sono tirate indietro neanche quando si è trattato di rinunciare a una parte dei ricavi”. “Non sappiamo se la tempesta dei rincari sia passata, anche noi ce lo auguriamo – proseguono Lai e Serra – di certo dobbiamo continuare a lavorare affinché non si ripeta una crisi del genere e soprattutto che, i danni, si scarichino sulle imprese, in primis su quelle più piccole e più deboli dal punto di vista finanziario”.
A tal proposito, Confartigianato Sardegna ha presentato alla Giunta Regionale alcune proposte sull’efficientamento energetico aziendale per sostenere le imprese nell’istallazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per intervenire sulla transizione ecologica e sull’abbattimento dei consumi e dei costi, chiedendo un intervento di 50 milioni di euro.
“Il caro energia, che ha colpito imprese e famiglie, ci deve far capire che è fondamentale ottimizzare il consumo di energia attraverso interventi comportamentali e, soprattutto, con le nuove tecnologie – proseguono – la transizione verso le energie rinnovabili e le tecnologie a basse emissioni di carbonio è una delle scelte decisive che la nostra Regione, così come tutto il nostro Paese, deve fare. Dobbiamo compiere scelte lungimiranti, coraggiose e decise sulla base degli strumenti che oggi abbiamo a disposizione”. “Per questo – concludono Lai e Serra – l’energia rinnovabile rappresenta, a oggi, uno dei pochi alleati considerata la scarsa disponibilità di risorse fossili della nostra regione e del nostro Paese”.
Confartigianato Imprese Sardegna ricorda, infine, come l’incidenza media delle bollette di gas ed elettricità nei bilanci delle aziende sia passata dal 15,8% del 2021 al 28,1% dello scorso anno, di fatto raddoppiando. Ciò ha significato che, mediamente, l’energia è diventata una delle spese più importanti per le imprese artigiane sarde. Il deragliamento dei prezzi dell’energia ha anche comportato una erosione del 6,1% del valore aggiunto delle micro-piccole-medie imprese. A questi shock, si sono uniti la stretta monetaria, l’aumento dei prezzi delle materie prime e la mancanza di manodopera.
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