“Dopo l’enoturismo, serve una legge sull’oleoturismo”

olio ulivo

Dopo l’enoturismo, serve una legge sull’oleturismo, per regolamentare e favorire l’arrivo nelle Marche attratti dall’oro verde delle sue colline. A chiederlo è Coldiretti Marche, che vuole ricreare per l’olio le stesse occasioni di sviluppo per il settore oleario.

Nelle Marche sono presenti circa 9.600 ettari di oliveti, con 160 frantoi. Che mediamente nell’ultimo triennio hanno prodotto circa 3mila tonnellate di olio, con una qualità ottimale e due denominazioni certificate: il Cartoceto Dop e il Marche Igp. Un settore che vale circa 15,6 milioni di euro di produzione con un export da 1,5 milioni di euro, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone.

“Abbiamo presentato alla Regione Marche – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – la nostra proposta per l’oleoturismo marchigiano prevedendo quelle attività esperienziali (ad esempio, le visite negli uliveti, nei frantoi, degustazioni) che sono espressioni della multifunzionalità agricola, occasione per diversificare i percorsi imprenditoriali e fonte di nuovi servizi per i cittadini e i turisti. Chiaramente questa opportunità è rivolta esclusivamente ai professionisti del settore e quindi agli agricoltori che da conoscitori del mondo olivicolo sapranno raccontarne il prodotto, il processo di cura e coltivazione, la storia”.

La legge per il settore deve prevedere anche l’utilizzo, nelle degustazioni e negli abbinamenti, di prodotti aziendali o comunque legati alle produzioni locali e tipiche della regione. Coldiretti chiede inoltre alla Regione Marche di prevedere formazione per il personale e un apposito albo regionale degli operatori che svolgono attività oleoturistiche.

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