Flat Tax a 85 mila euro: ecco cosa accadrà

L’Osservatorio dei conti pubblici italiani dell’Università Cattolica ha analizzato l’impatto dell’espansione della flat tax al 15 per cento sui dipendenti e sui lavoratori autonomi: “L’espansione del regime forfettario introduce elementi di iniquità e potrebbe stimolare il fenomeno delle finte partite Iva”.

“Negli ultimi decenni, il progressivo svuotamento dell’Irpef ha rappresentato una tendenza costante della legislazione tributaria”, scrive ancora l’Osservatorio nel documento a firma di Massimo Bordignon, Leonardo Ciotti, Davide Cipullo e Nicoletta Scutifero: “Una quota sempre più ampia di redditi è stata assoggettata ad una tassazione cedolare più vantaggiosa dell’imposta progressiva”. L’irpef, “nata come imposta generale su tutti i redditi”, si sarebbe “ridotta a un’imposta progressiva sui soli redditi da lavoro, in particolare redditi da lavoro dipendente e assimilati”: essi infatti “rappresentano ormai l’85 per cento della base imponibile del tributo”.

Il Governo Meloni ha deciso di portare da 65 mila a 85 mila la soglia minima per accedere alla flat tax e questa scelta “si inserisce in questa tendenza, in quanto sottrae una gran parte dei redditi dei lavoratori autonomi dalla progressività del tributo”. E questo porrebbe “sia problemi di equità che di efficienza e comporta conseguenze sia sull’Irpef che sull’Iva, dato che i forfettari sono anche esclusi dal pagamento di questo tributo”.

L’Osservatorio ha pubblicato l’approfondimento a fine dicembre sul proprio sito, analizzando in particolare due esempi: l’elettricista e il consulente informatico, “che potrebbero svolgere la loro attività sia in autonomia che alle dipendenze di un datore di lavoro”. Si ipotizza che entrambi abbiano un fatturato di 75 mila euro, che li porterebbe dunque dentro il nuovo limite della flat tax.

L’ingresso nel regime forfettario, “con la sua aliquota agevolata al 15%, offre un chiaro vantaggio sul lato dell’imposta sui redditi. Un elettricista forfettario risparmierebbe più di 8.000 euro l’anno di imposte rispetto al regime ordinario; un operatore informatico, che ha costi più alti secondo il Ministero, più di 5.000 euro”.

E’ stato fatto poi un confronto sulla differenza del carico fiscale complessivo delle due figure se venissero assunti da un’impresa e diventassero lavoratori dipendenti. “Risulta che un elettricista lavoratore autonomo soggetto al regime ordinario dell’Irpef, rispetto ad un elettricista identico assunto in un’impresa, pagherebbe circa 1.700 euro in più di imposte sul reddito e circa 3.200 euro in meno di contributi, con un reddito al netto di imposte e contributi di circa 1.500 euro maggiore”. Risultato simile per il consulente informatico: “Con circa 1.700 euro in più di imposte e 1.900 euro in meno di contributi quando esercita l’attività come lavoratore autonomo, con un reddito netto maggiore di circa 170 euro”.

Applicando il regime forfettario, le cose cambiano: “Un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto ad un elettricista identico assunto da un’impresa, con un reddito al netto di tutte le imposte e i contributi maggiore di quasi 10.000 euro. Un consulente informatico forfettario risparmierebbe oltre 3.600 euro di imposte rispetto al suo clone assunto nell’impresa, conseguendo un reddito al netto di tutte le imposte e contributi di circa 5.500 euro maggiore”. L’Osservatorio scrive: “Sembra davvero un vantaggio eccessivo, sollevando problemi seri di equità di trattamento”. Gli esperti spiegano anche che “la convenienza ad accedere al regime forfettario è crescente nel fatturato, un risultato non sorprendente visto che l’aliquota media del forfettario rimane piatta al 15 per cento per tutti i livelli di reddito”.

Invece, “per livelli di fatturato inferiori a circa 16.300 euro il regime ordinario è più conveniente”. Per l’Osservatorio, comunque, “l’introduzione di un sistema forfettario che copre una fascia potenzialmente molto ampia di lavoratori autonomi e professionisti comporta altri potenziali effetti distorsivi”. E inoltre “può incentivare l’impresa a scegliere la collaborazione con un lavoratore autonomo piuttosto che l’attivazione di un rapporto di lavoro dipendente”

In conclusione, scrive l’Osservatorio, per quanto riguarda l’Irpef “l’espansione del forfettario introduce elementi di iniquità sia nel trattamento tributario di lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che all’interno del mondo degli stessi lavoratori autonomi, avvantaggiando soprattutto i contribuenti più abbienti”. Inoltre potrebbe stimolare “il fenomeno delle finte partite Iva”. Infine, “a causa dell’esenzione dal regime Iva, il forfettario può infine indurre a distorsioni nel meccanismo concorrenziale e incentivare l’evasione di consenso”.

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