Sos Frutta: non solo proteste, ma anche proposte da Coldiretti

Al grido di ‘Sos Frutta’ hanno invaso piazza San Carlo, a Torino: sono gli agricoltori di Coldiretti Novara e Vco. Un centinaio in tutto, secondo le stime di Coldiretti, contro le speculazioni. Da anni, il settore è condizionato da prezzi non adeguati alla produzione ed eccessivamente alti al punto vendita. La situazione è peggiorata quando i costi di produzione sono cresciuti ulteriormente, negli ultimi mesi.

“Il risultato – ha spiegato l’analisi Coldiretti – è che i prezzi al dettaglio della frutta sono saliti di oltre il +6,5% ad ottobre, secondo l’Istat, mentre è crisi profonda nei campi dove bisogna vendere 4 chili di mele per comperare un caffè. L’associazione ha inoltre evidenziato come i costi di produzione delle mele in campagna siano aumentati quest’anno di oltre 20 centesimi al chilo. Una situazione che esaspera gli agricoltori che piuttosto che svendere la frutta sottocosto preferiscono regalarla alle famiglie in grave difficoltà economica”.

Durante il ritrovo in piazza Castello, è stato allestito un ‘tavolo delle verità’ per far conoscere ai cittadini le distorsioni lungo la filiera. Con i cassoni della frutta, è stato anche realizzato un grande Sos; cassoni donati poi ai consumatori in fila. A raccontare la giornata è Italiafruit.

“Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa, gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo”. Così specifica l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Cso Italy/Gfk Italia relativi ai primi otto mesi dell’anno.

Le aziende del settore soffrono: “Da un lato si registra l’aumento dei prezzi al dettaglio – evidenzia Coldiretti – dall’altro i valori riconosciuti agli agricoltori non coprono neppure i costi di produzione dei raccolti già falcidiati da maltempo, grandine e siccità. Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo, dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%), mentre si allungano anche i tempi di consegna. In difficoltà è però l’intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno ma si registra un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica”.

Non va bene neanche per l’export nell’est dell’Europa, in Oriente e nel sud del Mediterraneo a causa della guerra e della crisi economica. Arrivano in Ue così tanti prodotti provenienti da altri Paesi. Coldiretti chiede un aumento dei controlli sanitari sui prodotti importati e più verifiche dell’origine per il confezionato e sui cartelli per lo sfuso. La confederazione chiede di bloccare le speculazioni e incentivare la produzione e il consumo made in Italy.

Come scrive l’Ansa, al termine della protesta, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il numero uno regionale di Coldiretti Roberto Moncalvo hanno firmato un documento Coldiretti da sottoporre al Governo per tutelare il comparto frutticolo.

La proposta Coldiretti rappresenta un aiuto concreto per:
• attivare una collaborazione con Ismea per certificare in modo ufficiale e oggettivo i costi di produzione della frutta piemontese, compresi i costi di condizionamento;
• richiedere al Governo un impegno affinché nei primi provvedimenti utili sia inserita una misura per la decontribuzione del costo del lavoro per le imprese frutticole;
• farsi promotori a livello nazionale di una nuova disposizione normativa che, al pari di quanto già avviene su molte altre filiere agroalimentari, preveda l’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta;
• inserire nei futuri bandi dei fondi europei e regionali a sostegno dell’agroindustria, il rispetto del Decreto Legislativo 198/2021 come condizione di ammissibilità alla presentazione della domanda.

Al termine della mattinata più di 2.500 Kg di mele sono state devolute al Sermig e al Banco Alimentare di Torino.

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