Assemblea di Confindustria Umbria: la relazione del presidente Briziarelli

Ecco la relazione di Vincenzo Briziarelli, presidente di Confindustria Umbria, all’assemblea dell’associazione, svoltasi al Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli.

“Presidente Bonomi, Presidente Tesei, Sindaco Proietti, Autorità, gentili relatori ed ospiti, vi ringrazio per la partecipazione ai nostri lavori, che, così numerosa, evidenzia il ruolo fondamentale di Confindustria Umbria nella vita regionale. Cari colleghi, rispetto ad un anno fa, quando ci incontrammo in occasione della scorsa Assemblea, sono cambiate molte cose. E’ scoppiata una guerra ai margini d’Europa; è esplosa l’emergenza energetica; l’inflazione ha raggiunto livelli vicini alle due cifre; la crescita si è azzerata. Siamo passati da un’espansione economica robusta ad una stagnazione che, l’anno prossimo, potrebbe diventare recessione. Lo stravolgimento del contesto rende la fase attuale molto delicata, anche perché il nostro Paese ha margini di manovra limitati dal rigore di bilancio e dai nodi strutturali, ancora irrisolti. Le difficoltà non sfuggono al Governo appena insediatosi, a cui rivolgiamo gli auguri per un lavoro non facile”.

“Le “nuvole all’orizzonte” – che comprendevano il caro energia – descritte da Carlo Bonomi l’anno scorso in questa sala, sono diventate vere e proprie tempeste, che mettono a dura prova il tessuto industriale. Se le imprese non avranno l’energia ad un costo sostenibile, per un tempo adeguato e nella quantità necessaria, il sistema salta. Non c’è alcun dubbio!! Tra settembre e dicembre le aziende pagheranno 40 miliardi in più rispetto all’anno passato”.

“Le quotazioni dei beni energetici sono rientrate negli ultimi giorni, ma restano 4-5 volte più alte rispetto alla media del 2021. Sono ancora a rischio migliaia di imprese; non solo le energivore. Gli effetti dei prezzi impazziti si diffondono lungo le filiere, e tutte le aziende sono più o meno impattate”.

“I settori a elevato assorbimento hanno ridotto da mesi la produzione, perché è più conveniente fermare gli impianti che farli lavorare, in perdita. In Umbria l’emergenza energetica ha un impatto rilevante sulle attività manifatturiere. Basti pensare che il prezzo delle quote di CO2 è decuplicato. Non è accettabile che una tassa nata per tutelare l’ambiente sia diventata oggetto di speculazione finanziaria pagata dalle imprese! Il sistema ETS va riformato. Il problema energetico non ha solo carattere congiunturale; non dipende da fattori temporanei, quali la guerra, la speculazione, la siccità. Ha una natura strutturale. Deriva dalle scelte che l’Italia ha fatto, e soprattutto non ha fatto, nei decenni passati”.

“Il problema drammatico che stiamo vivendo è figlio della cultura del NO. NO a tutto. NO al nucleare. NO ai rigassificatori. NO alle trivelle. NO alla Tap. No alle pale eoliche. NO al fotovoltaico. NO agli inceneritori. Sempre e solo NO. E’ figlio della cultura dei Comitati. Comitati per ogni tema, sempre pronti a costituirsi in ogni luogo, per bloccare qualsiasi cosa. E’ inaccettabile che gruppetti esigui di persone possano impunemente bloccare iniziative a favore del paese, delle famiglie e delle imprese. E’ figlio di una visione che non ha protetto il paese; lo ha indebolito; non lo ha tutelato, lo ha esposto; non lo ha fatto progredire; lo ha frenato”.

“Per risolverlo bisogna cominciare a dire tanti SI:

 SI alla diversificazione delle forniture

 SI ai nuovi rigassificatori

 SI al rafforzamento della capacità di stoccaggio

 SI a nuove estrazioni di metano dai nostri fondali

 SI alle rinnovabili nel mio giardino

 SI al nucleare di quarta generazione

Bisogna poi essere rapidi, perché il tempo a disposizione è poco. I ritardi di 30 anni li dobbiamo recuperare subito. Altrimenti rimarremo indietro sempre di 30 anni! Gli interventi del passato Esecutivo per affrontare l’emergenza non sono sufficienti. I 63 miliardi stanziati nel 2021 e nel 2022 hanno dato il supporto necessario a famiglie e imprese, ma ne servirebbero almeno altri 50 entro la fine dell’anno per mettere in sicurezza il paese. Se ci troviamo in questa condizione dipende anche dall’Europa”.

“E’ stata molto solidale nell’imporre le sanzioni. Non lo è stata affatto quando si è trattato di pagarne il prezzo. Quando è arrivato il conto, l’Europa non si è più vista. Sono rimasti i singoli Paesi ad affrontare le difficoltà in maniera completamente autonoma. E noi stiamo pagando il conto più salato. Non è questa l’Europa che abbiamo visto durante il covid. Bene ha fatto il presidente Draghi a sottolineare che l’Europa o è solidale, o non è affatto. E ad aggiungere che una risposta frammentata favorisce gli interessi della Russia; non quelli europei”.

“Speriamo che le prossime decisioni comunitarie facciano avanzamenti significativi e rapidi sul tetto al prezzo del gas, sugli acquisti comuni, su un nuovo mercato per la quotazione dell’energia o, meglio ancora, su un eventuale sostegno ai paesi più esposti. In un contesto dove le risposte fondamentali possono essere date a livello europeo, e talvolta nazionale, lo spazio per un’azione regionale è molto limitato. Però esiste, ed abbiamo cercato di coprirlo. E così, dalla piccola Umbria, abbiamo denunciato la preoccupazione e la rabbia per una realtà che rendeva impossibile produrre e che ci condannava ingiustamente alla chiusura”.

“Se le aziende chiudono deve essere per loro responsabilità. Non perché ci fanno chiudere le scelte del passato, adottate da altri, che non consentono di affrontare in maniera adeguata il presente. Oltre ad aver creato una task force per dare risposte concrete alle imprese, abbiamo richiamato in tutti i modi l’attenzione dei decisori politici e dell’opinione pubblica su una tempesta che ancora qualcuno continuava a non percepire”.

“Ai primi di agosto, con i sindacati regionali, abbiamo incontrato la presidente della Regione per dare una risposta ad una situazione che sarebbe stata da lì a poco davvero drammatica. La presidente Tesei ha portato il tema alla Conferenza delle Regioni che, dopo alcuni passaggi interni, il 14 settembre ha approvato all’unanimità un documento di proposte da sottoporre al Governo. L’Umbria è stata così, anche per l’iniziativa assunta dalla Presidente – che ringrazio – la prima regione ad aver sollecitato un confronto interno alla Conferenza delle regioni e ad aver proposto, indirettamente, al Governo, un pacchetto di misure condiviso dai Governatori”.

“La soluzione dell’emergenza passa per l’Europa e soprattutto per la fine del conflitto causato dall’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Credo debbano essere profusi tutti gli sforzi per arrivare quanto prima ad un cessate il fuoco che apra i negoziati per un accordo di pace. La vicinanza al popolo ucraino, che abbiamo aiutato sostenendo un progetto della Caritas a favore dei profughi, non può tradursi nel prolungamento di una guerra che minaccia scenari nucleari. Speriamo che l’iniziativa diplomatica di cui si parla in questi giorni, che attendiamo da mesi, dia i risultati sperati”.

“Nei primi sei mesi del 2022 l’economia regionale ha avuto un andamento positivo. La crescita è stata alimentata dalla domanda interna, dagli investimenti e dalle vendite all’estero. Le esportazioni sono aumentate del 35% rispetto allo stesso periodo del 2021; molto più della media nazionale. Gli investimenti hanno avuto un buon tono, spinto dal bonus edilizia, dalle immobilizzazioni in impianti per l’energia rinnovabile, e dal credito di imposta 4.0. Sono stati anche favoriti dal PNRR e dal Piano Nazionale Complementare. Nel primo semestre 2022 sono state autorizzate 3,3 milioni di ore di Cassa Integrazione Guadagni, l’81% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da settembre c’è stato però un radicale peggioramento della situazione per il prolungarsi dello shock energetico che ha prosciugato le risorse aziendali. Il fabbisogno di liquidità è aumentato e le condizioni di accesso al credito sono peggiorate rispetto ai mesi scorsi. Poiché la domanda di prestiti aumenterà, è necessario prorogare il quadro temporaneo degli aiuti di Stato anche per prolungare i benefici delle garanzie pubbliche. Vanno pure potenziati gli strumenti alternativi al credito bancario per sostenere la liquidità e gli investimenti”.

“Le previsioni dei prossimi mesi sono di forte contrazione. In mancanza di risposte strutturali al caro energia, molte imprese rischiano di passare un inverno drammatico”.

“Riflessioni importanti su prospettive, scenari e strategie potranno provenire da Fabrizio di Amato, presidente di Maire Tecnimont, uno dei principali contractor mondiali di impiantistica, che saluto e ringrazio per essere qui con noi”.

“Nonostante le difficoltà, restano delle opportunità di crescita che dobbiamo sfruttare nel migliore dei modi. Abbiamo aziende e filiere con prestazioni eccellenti, in vari settori, con importanti progetti di sviluppo. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere ancora attuato in larga

misura, e molti interventi riguardano e potranno interessare l’Umbria. I progetti acquisiti contribuiscono a ridisegnare alcuni profili della regione, soprattutto infrastrutturali, ed a potenziare la sua attitudine scientifica, ad esempio con gli Ecosistemi per l’innovazione sui nano e bio materiali. Molto altro ancora potrà essere intercettato con un’azione congiunta”.

“C’è poi l’attuazione regionale dei nuovi fondi europei che potrà accelerare alcuni processi di trasformazione delle imprese e delle filiere. Le potenzialità della trasformazione digitale sono appena all’inizio. Solo una percentuale ridotta di aziende, ad esempio, utilizza l’intelligenza artificiale per il supporto alle decisioni. L’economia circolare, con la valorizzazione del polo chimico di Terni, può dare nuovo impulso alle imprese. La rivoluzione della mobilità, se ben gestita e rivalutata in tempi coerenti con la struttura industriale nazionale, può essere un’occasione di sviluppo per legare alla filiera dell’elettrico nuovi segmenti produttivi. Il tavolo istituito da Michele Fioroni presso l’assessorato regionale risponde a questo scopo. Penso che a tal riguardo indicazioni preziose possano essere date da Andrea Pontremoli che gentilmente ha accettato l’invito a condividere con noi la sua grande esperienza manageriale”.

“Il turismo, che ha avuto un forte impulso, potrà essere interessato da modi completamente nuovi di fruizione che ne incrementano il potenziale di crescita. La nostra prestigiosa Università, guidata dal rettore Oliviero, che mette a disposizione del territorio competenze e saperi indispensabili per realizzare il futuro. Il rapporto con l’Ateneo, che abbiamo rafforzato con un approccio estremamente operativo, anche in una dimensione interregionale nell’ambito dell’esperienza di HAMU (Hub Abruzzo, Marche, Umbria), è un fattore strategico a cui guardiamo con attenzione”.

“La formazione terziaria professionalizzante, che con l’ITS umbro esprime un’eccellenza nazionale, sarà un tassello che potrà dare slancio alla regione. In questo panorama, ricco di opportunità, bisogna sapersi orientare per non perdersi”.

“Per identificare e selezionare scenari, priorità e progetti di sviluppo territoriale, abbiamo affidato alla Ambrosetti la redazione dello Studio strategico “Umbria 2032”. Oggi lanciamo ufficialmente il progetto, ed abbiamo il privilegio che ad illustrarlo siano Lorenzo Tavazzi, senior partner Ambrosetti, e Innocenzo Cipolletta, già apprezzato direttore generale di Confindustria, economista, manager, e, grande amico dell’Umbria. È un piacere avervi qui con noi, e vi ringraziamo ancora per la presenza. Colgo l’occasione per ringraziare la Regione, le Fondazioni di Perugia e di Terni per i contributi ed il sostegno che rendono possibile tale Studio”.

“L’anno scorso dissi che per dare forza alla regione serviva un Patto per l’Umbria. In questi 12 mesi abbiamo seguito quella impostazione, ed abbiamo sempre tentato di unire le nostre forze con le Istituzioni, le Agenzie regionali, l’Università, i Sindacati, gli ordini professionali, e gli altri Enti per contrastare le difficoltà e per preparare la ripresa. Lo Studio declina lo stesso principio, in una prospettiva di lungo periodo che guarda ai prossimi 10 anni”.

“Il modello di impresa sta cambiando e si affermano nuovi fattori competitivi che fanno parte dell’identità industriale umbra. La qualità della manifattura, la sensibilità ambientale, il rispetto umano, il radicamento territoriale, l’integrazione con le comunità sono le nuove fonti da cui

scaturisce il valore economico. Il cambio di prospettiva è in corso, come dimostra l’attenzione che stanno assumendo a tutti i livelli i criteri ESG relativi agli aspetti ambientali, sociali e di governance dell’impresa. Il nuovo paradigma si estende lungo le intere catene del valore e contamina tutte le aziende, non solo quelle che hanno un rapporto più diretto con il cliente finale”.

“I fattori che hanno tradizionalmente dominato la scena, rispetto ai quali eravamo in affanno – le economie di scala, la logistica, la verticalizzazione, i distretti – non avranno più la rilevanza che hanno avuto fin qui. C’è un chiaro cambio di visione aziendale che lega il valore economico ai valori umani ed ambientali, e l’Umbria è percepita come una terra che vive e comunica la nuova prospettiva in maniera esemplare. Lavorare in Umbria può essere perciò un grande valore aggiunto per gli imprenditori che hanno l’opportunità di sviluppare con progetti coerenti questo approccio competitivo”.

“In Italia ci sono 14,6 milioni di lavoratori dipendenti. Il 40 per cento è coperto da uno dei 57 Contratti del Sistema Confindustria. Tutti prevedono minimi tabellari superiori al salario di garanzia. Il 92% dei contratti viene rinnovato nei tempi stabiliti. Questo dimostra che Confindustria tutela imprese e lavoratori. Questo dimostra che il tema del salario minimo legale non è un tema che ci riguarda. Per trovare dove intervenire, bisogna cercare altrove. Rivolgo un invito alle Rappresentanze sindacali: quando il problema è grave dobbiamo riuscire a dare risposte concrete alle aziende, come è accaduto durante la pandemia ed il caro energia”.

“Dovremo ricercare perciò relazioni industriali intelligenti, dove le Aziende assistite da Confindustria e le Rappresentanze sindacali si siedono, senza pregiudizi o retaggi di culture antiaziendali, e dialogano per risolvere i problemi, affrontando le tematiche in un’ottica di meritocrazia e di misurazione delle performance lavorative. Il tema non è quindi il numero degli incontri sindacali, ma la qualità delle relazioni industriali. Qualità come tema centrale che si deve ricercare anche nell’altro grande asset su cui si giocherà la partita delle nostre aziende, la capacità di attrarre e gestire il capitale umano. Il compito è preparare i nostri figli a cavalcare e non subire il cambiamento tecnologico; è creare una cultura aziendale che persegua la formazione continua, adeguando le competenze ai nuovi saperi”.

“Per far ripartire l’economia bisogna sciogliere il nodo dell’energia, con una risposta strutturale. Noi vogliamo fare la nostra parte. La filiera dell’idrogeno verde, il biometano sostenibile, il fotovoltaico, le comunità energetiche sono ambiti su cui intendiamo investire. In merito a queste ultime desidero ricordare che stiamo portando avanti con il sindaco Proietti un progetto per realizzarne una ad Assisi. Va però superato l’ostacolo burocratico. Ancora oggi ci sono decine e decine di progetti bloccati. Non è possibile andare avanti così!”.

“La ripresa del 2021 è stata trainata dagli investimenti, soprattutto in edilizia. Pensiamo che i bonus debbano diventare strutturali nel tempo, per almeno 5/10 anni, anche se, in taluni casi, con parametri eventualmente rimodulati. E’ fondamentale allungare la scadenza del sisma bonus acquisti, che permette di non consumare nuovo suolo e di rendere più efficiente e sicuro il patrimonio edilizio. Poi c’è la questione della ricerca e dell’innovazione. Non si possono incoraggiare le imprese ad investire con il credito di imposta e, poi, minacciarne la revoca, anni dopo che hanno fatto gli investimenti! È intollerabile che interpretazioni soggettive, spesso basate su competenze discutibili, mettano le aziende di fronte alla scelta di restituire il credito, o di pagare sanzioni spropositate, con possibili conseguenze penali. Questo metodo non è accettabile!”.

“E’ necessaria una misura certa, con applicazione semplice e chiara che non dia adito a contenziosi ingiustificati. Quando stava per scadere il blocco dei licenziamenti c’era chi temeva un’ecatombe sociale. Le imprese non solo non hanno licenziato, ma non sono riuscite ad assumere quanto volevano, perché mancano i profili professionali richiesti. Un’anomalia che deve essere superata con un piano nazionale di orientamento dei giovani”.

“Infine, richiamo la vostra attenzione sul tema tanto caro al presidente Bonomi, il cuneo fiscale. Forse bisognerebbe dare meno risorse a chi non ha voglia di lavorare, e più risorse a chi lavora, ma fatica ad andare avanti. Il reddito di cittadinanza, che in Umbria conta 35.000 beneficiari, va riformato all’interno di una revisione delle politiche attive del lavoro che devono aiutare le persone a trovare lavoro, non a restare a casa”.

“Autorità, colleghi, concludo il mio intervento riallacciandomi al discorso che tu, Carlo, hai fatto esattamente un anno fa. Molti di voi ricorderanno che in quella occasione, chiudendo la nostra assemblea, il presidente Bonomi disse che coloro che in tempi difficili hanno un ruolo di responsabilità dovranno rispondere prima o poi alla domanda che qualcuno gli farà: “ma, voi, dove eravate?” Se un giorno qualcuno ci dovesse chiedere dove fosse stata Confindustria Umbria nel 2022, quando l’emergenza energetica esplodeva e la tenuta del sistema era a rischio, potremo rispondere, orgogliosamente, che Confindustria Umbria era esattamente dove avrebbe dovuto essere, “era a fianco delle imprese, dei loro collaboratori e delle loro famiglie”.

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