Matteo Bartolini, Cia Umbria: “Nel mezzo della tempesta perfetta, buone notizie dall’agriturismo”

Matteo Bartolini, CIa Umbria

Anche l’Umbria, come tutta Italia, è nel mezzo di una tempesta perfetta per quel che concerne l’agricoltura. A confermarlo è Matteo Bartolini, presidente della Cia regionale, che affronta vari argomenti: dall’aumenti dei costi energetici al problema manodopera, dal crollo nella produzione di miele alle buone notizie (le uniche) che arrivano dal fronte dell’agriturismo.

“I costi energetici stanno incidendo in modo diretto e indiretto. Il gas penalizza attività come il florovivaismo, l’ortofrutta, le coltivazioni in serra, il tabacco e l’olio (quando arriva al frantoio). Abbiamo aumenti del costo del gas che arrivano anche al 400 per cento, così come dell’energia elettrica. È una situazione molto delicata e difficile. Si parla di tetto al prezzo dell’energia o del gas, poi però facciamo il bilaterale con l’Olanda (che è contraria) e scopriamo che c’è un rischio potenziale: nel loro mercato interno, se il costo del gas è superiore ai 45 centesimi le aziende non riescono a essere sostenibili. Mettere quindi un tetto di un 1 euro, a loro non serve e non riescono più a essere sostenibili. Parlando di questo tetto a livello europeo crea dunque false aspettative”. La proposta: “Da una parte si può provare con questa soluzione, dall’altra bisogna far sì che le aziende, con le risorse del Pnrr o di altro genere, possano diventare autonome dai costi energetici puntando sulle rinnovabili; ma non solo sul fotovoltaico, anche su eolico o biomasse. Purtroppo, siamo bloccati con la burocrazia. Noi chiediamo di andare oltre l’autoproduzione per poter ottenere anche benefici economici per superare le difficoltà finanziarie che un’azienda oggi ha”.

Il problema manodopera: “Era già visibile in estate, in Italia mancavano 100 mila operai agricoli. E l’Umbria non si è discostata da questa difficoltà nel reperire lavoratori. In parte è dipeso dalla normativa nazionale che già negli anni scorsi aveva generato richieste per lo sblocco e l’apertura di corridoi; in parte è dipeso dal reddito di cittadinanza che permette di rimanere nella comfort zone il cittadino, senza richiedergli grandi sforzi. Non solo: se accettasse un lavoro come quello agricolo che è stagionale, perderebbe il reddito e ci sarebbero lungaggini burocratiche per riottenerlo. Noi avevamo chiesto al governo flessibilità in questo senso: sotto una determinata soglia, il lavoratore poteva non perdere il beneficio del rdc, ma ci poteva essere semplicemente una sospensione”.

L’aumento dei costi energetici ha portato anche un aumento importante del prezzo dei fertilizzanti: “Provengono dall’industria chimica, dal mondo petrolifero, con l’aumento del petrolio sono cresciuti i costi anche dei fertilizzanti. È in atto anche una forte speculazione, va detto, non è solamente colpa della guerra tra Russia e Ucraina, perché determinati costi erano aumentati già a luglio dell’anno scorso. La crescita dei prezzi è dovuta dunque in parte al covid, alla crisi della logistica, all’aumento dei costi del petrolio, ai trasporti; oltre ai fertilizzanti, sono schizzati in alto anche fitofarmaci. Il costo della bolletta elettrica è diventato insostenibile. Siamo in presenza di una tempesta perfetta. Poi c’è una questione indiretta: si sono ridotti i consumi perché si è ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. Si compra nei discount dove la produzione non è italiana, dove sono possibili economie di scala con un costo di produzione più basso”.

Gravissima la crisi che si è innescata nell’apicoltura: “Abbiamo avuto un crollo nella produzione di miele a causa dei cambiamenti climatici. La stagione è stata molto siccitosa. Il problema ha riguardato allo stesso modo la zootecnia, in particolare nell’eugubino e nel gualdese, con allevatori che solitamente in estate lasciano gli animali fuori al pascolo, ma che li hanno dovuti riportare nelle stalle perché i prati erano secchi. Tutto ciò ha provocato un aumento nei costi di produzione. La stessa cosa per l’apicoltura: l’ape non ha trovato i fiori per nutrirsi. Da una parte abbiamo quindi avuto un grosso calo del prodotto miele, dall’altro un aumento dei costi perché, non essendoci fiori, l’ape non ha neanche trovato in cibo per la sopravvivenza. L’apicoltore è dovuto intervenire per acquistare materiale per sfamare le api. Non dimentichiamo che l’impollinazione permette la sopravvivenza della vita umana e dell’agricoltura stessa”.

La buona notizia arriva dal turismo: “Dopo due anni molto negativi, soprattutto il 2020 e poi anche il 2021, in questo 2022 abbiamo avuto una buona ripartenza con agriturismi pieni, il nostro territorio è stato preso d’assalto dal turista. In parte perché, dopo il covid, c’era una maggiore ricerca di spazi con minor densità di popolazione, di spazi naturali, di fare passeggiate. Gli agriturismi poi si dedicano anche alle attività didattiche, con olio, vino e tartufo che permettono un turismo esperienziale. Quello che manca, in Umbria, è un modello aggregativo, sul tipo romagnolo, per la promozione turistica. Ma si stanno muovendo i primi passi. Alla Fiera del Turismo di Rimini, la Regione Umbria ha presentato per la prima volta un logo di promozione turistica. Penso si possa avviare un ragionamento di programmazione, anche se nelle nostre zone siamo in presenza di difficoltà di carattere culturale”.

Exit mobile version