Castellini: “Marche hanno carte da giocare, ma manca completamente la digitalizzazione”

“Le Marche sono una delle regioni che hanno preso una bella botta dalla recessione”. Giuseppe Castellini, giornalista economico, esordisce così parlando della situazione economica della regione dopo gli ultimi dati dell’Istituto Tagliacarne: “Ci sono però segnali di ripresa per via dell’edilizia, le costruzioni tirano grazie al superbonus del 110 per cento, con l’Italia che ha fatto meglio di Paesi come la Germania per quel che riguarda la ripresa. E poi, nelle Marche, la ricostruzione post terremoto è iniziata dopo i primi anni un po’ zoppicanti”.

C’è un altro argomento che depone a favore delle Marche: “Rispetto all’Umbria, hanno un vantaggio: a Perugia e Terni si sono perse imprese che erano campioni a livello internazionale, il che ha portato a perdere anche l’indotto, nelle Marche qualcosa è rimasto. Questa è una carta in più da giocare, ci sono potenzialità maggiori”. Ammette Castellini: “Queste potenzialità si sono viste poco negli ultimi anni perché la recessione ha colpito forte il settore industriale – l’Italia ha perso il 25 per cento della sua produzione industriale durante la grande crisi – e poi non va dimenticato che c’è un modello Centro che è in crisi da anni. Marche, Toscana e Umbria non sono le aree più in forma del Paese, a differenza dell’Emilia Romagna che si aggancia al Nord”.

Gli ultimi dati provenienti da Tagliacarne: “Ci sono solo 26 province su 105 tra chi ha superato i livelli pre pandemia e quelle del Centro sono molto poche, ma comprendono Terni e Perugia”. Una spiegazione alla crisi del Centro c’è: “Il modello evidentemente è un po’ fuori passo perché oggi le parti alte del valore aggiunto dell’economia arrivano dal digitale e l’Italia non ha la digitalizzazione tra i suoi punti di forza. Il Centro, a sua volta, non è messo bene: qui abbiamo solo piccola industria diffusa. Perdi dunque fasce alte di ricchezza, non basta più l’industria in senso stretto, serve la new economy. Le Marche sono conservatrici come regione, molto agricole, le dimensioni delle imprese sono basse”.

Castellini ribadisce: “Se il Centro è in declino, e non da adesso, come detto prima le Marche hanno qualche carta in più da mettere sul tavolo”. E commenta: “Il Pnrr ha l’obiettivo di far recuperare il gap anche in digitalizzazione, di far avere trasporti più moderni, ma non so quanto l’Italia riuscirà a sfruttare questa possibilità”. Infatti, “i fondi del Recovery Fund non sono come quelli classici, funzionano a performance, a obiettivi da centrare nei vari settori in un determinato lasso di tempo. Finora abbiamo rispettato tutti i tempi con le riforme storiche come quella sulla concorrenza, sulla giustizia e sulla Pubblica Amministrazione, ma ora arriva il difficile, la seconda fase. Nel 2023 e nel 2024 bisognerà iniziare i lavori secondo tempi ben precisi, bisogna passare alla progettazione e fare il rendiconto entro il 2026. Con le elezioni e altri argomenti meno importanti sul tavolo, non si parla più di Recovery. Temo che i tempi si dilateranno, perderemo i soldi e litigheremo con l’Europa”.

Ultimo argomento affrontato quello sulle esportazioni: “E’ un buon momento grazie alla ripresa mondiale e all’euro svalutato del 30 per cento sul dollaro. Non solo nelle Marche, ma in tutta Italia c’è una spinta notevole. Questo fattore dà grande spinta all’economia, ma resta il problema dell’inflazione. Le imprese infatti fanno fatturati elevatissimi, ma gli utili restano un po’ al palo perché le imprese hanno subito il rialzo dei costi. Non puoi scaricare tutto sull’acquirente. Nelle Marche le imprese sono piene di lavoro, ma chiedono provvedimenti per controllare i costi”. Chiude Castellini: “Le Marche reggono bene sul manifatturiero, che ha antica tradizione, ma sull’innovazione sono indietro come tutto il Centro. Siamo fuori da ogni catena vera dell’innovazione”.

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