Due i controricorsi per salvare l’apertura della caccia

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Sono due i controricorsi presentati per annullare il provvedimento con cui il presidente del Tar dell’Umbria, accogliendo l’istanza delle associazioni ambientaliste, ha di fatto bloccato l’avvio d ella stagione venatoria in Umbria. A chiedere di rimuovere la sospensione della caccia alle specie Quaglia, Beccaccia, Alzavola, Marzaiola, Germano reale, Beccaccino, Canapiglia, Codone, Fischione, Folaga, Frullino, Gallinella d’acqua, Mestolone, Porciglione, Tordo bottaccio, Tordo sassello, Cesena, Fagiano e Starna, nonché per la piccola selvaggina sono la Federcaccia e la Regione Umbria.

In entrambi i ricorsi si chiede di annullare il provvedimento con cui, in attesa del giudizio di merito fissato per il 4 ottobre, il Tar ha accolto la sospensione per le sopra citate specie invocata dalle associazioni ambientaliste Wwf, L.I.P.U. Legambiente, L.A.V., L.A.C. ed Enpa sulla base del parere dell’Ispra, che raccomanda di dare il via libera alla caccia per queste specie dopo il 1° ottobre.

Parere, quello dell’Ispra, obbligatorio ma non vincolante. Del resto il Tar dell’Emilia Romagna, nel respingere la richiesta di sospensione presentata sempre dalle associazioni ambientaliste, ricorda il carattere non vincolante di tale parere e la “carenza di coerenza dei dati forniti dai singoli Stati” circa i Kc che fissano i limiti a livello europeo per le varie specie.

In entrambi i controricorsi presentati in Umbria, da Federcaccia e Regione, si chiede inoltre al presidente del Tar di fissare una data più vicina della discussione di merito sulle argomentazioni del ricorso degli ambientalisti. Federcaccia, in caso di mancato annullamento della sospensione, chiede anche, in subordine, che questa venga limitata solo ad alcune specie, in ragione dell’assenza di conseguenze per la selvaggina migratoria circa gli effetti della siccità estiva in Umbria.

Intanto, venerdì mattina le associazioni venatorie umbre sono state convocate dall’assessore regionale alla Caccia, Roberto Morroni. Un incontro con all’ordine del giorno proprio le conseguenze e le prospettive sulla stagione venatoria in virtù del ricorso presentato dagli ambientalisti.

Nelle voci che si sono alzate in questi giorni a favore della caccia, se ne ricorda anche l’importanza dell’indotto economico (quasi 120 milioni di euro nella sola Umbria e 7,9 miliardi in tutta Italia). Oltre alle spese sostenute dai cacciatori per le tasse: le 27mila doppiette umbre versano 4,5 milioni di euro di tasse di concessione governative e 2,2 milioni alla Regione. Cifre che a livello nazionale ammontano a 138,5 milioni di euro di tasse governative, oltre 67 milioni di tasse regionali, oltre ai 50 milioni di euro pagati per gli appostamenti fissi dai circa 750mila cacciatori italiani.

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