Dal Tar dell’Umbria stop all’inizio della stagione venatoria fissata per il 18 settembre. In attesa del giudizio di merito (fissato per il 4 ottobre) sul ricorso proposto dalle associazioni ambientaliste Wwf, L.I.P.U. Legambiente, L.A.V., L.A.C. ed Enpa, i giudizi amministrativi hanno accolto la sospensiva per le specie Quaglia, Beccaccia, Alzavola, Marzaiola, Germano reale, Beccaccino, Canapiglia, Codone, Fischione, Folaga, Frullino, Gallinella dโacqua, Mestolone, Porciglione, Tordo bottaccio, Tordo sassello, Cesena, Fagiano e Starna, nonchรฉ per la piccola selvaggina. Specie per le quali l’Ispra, dando parere negativo al calendario venatorio dell’Umbria, fissava l’inizio della caccia a una data successiva al primo ottobre. Cosรฌ come tempi diversi sono dettati per la chiusura della stagione venatoria.
In pratica dal 18 settembre si potranno caccia solo colombaccio, gazza, cornacchia, lepre, coniglio selvatico. Insorgono le associazioni venatorie, che chiamano in causa la responsabilitร della Regione, che non si รจ costituita innanzi al Tar per difendere il Calendario venatorio elaborato.
E parlano dell’ennesimo schiaffo ai 27mila cacciatori umbri, che non sono tenuti in considerazione, nonostante versino circa 4,5 milioni di tasse di concessione governative e 2,2 milioni alla Regione. Per un indotto economico (considerando le aziende di produzione e vendita di armi da caccia e munizioni, accessori, abbigliamento, allevamento cani, turismo venatorio) di quasi 120 milioni di euro nella sola Umbria (7,9 miliardi in tutta Italia).
Un mondo che sarร fortemente penalizzato, visto che il Tar si pronuncerร nel merito soltanto il 4 ottobre.
I ricorsi contro i Calendario venatori sono stati presentati dalle associazioni ambientaliste, oltre che in Umbria, anche nelle regioni Marche (il 14 il giudizio di merito), Emilia Romagna (dove la sospensiva non รจ stata accolta), Lombardia, Liguria.