Francesca de Natale: “La comunità di italiani in Sud America un valore che come nazione non possiamo perdere”

Francesca de Natale il Sud America ce l’ha nel cuore e, soprattutto, in famiglia. Come tanti italiani fecero lo scorso secolo, anche il fratello del bisnonno emigrò in Argentina in cerca di fortuna. Quel rapporto e quel legame familiare non si sono mai interrotti e non è un caso che Francesca in Argentina ci sia tornata più volte, tanto da alternare la sua vita tra l’Italia e il Sud America. Oggi Francesca de Natale Sifola Galiani è candidata alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Sud America.

Francesca de Natale, ci parli del suo legame con lArgentina.

Il fratello di mio bisnonno, zio Francesco, vi si era trasferito e nonostante l’enorme distanza mio nonno e mio padre mantennero sempre un legame stretto fatto di lettere, foto in bianco/nero e ricordi. Nel tempo, quel parente con la sua discendenza, divenne il mio dna latino-americano. Quando dopo decine di anni fui io a varcare l’oceano per raggiungere Buenos Aires ritrovai quel pezzo di famiglia, quei colori e quell’energia di cui avevo sempre solo sentito parlare, mi sembrava in realtà di averli sempre vissuti, di aver ritrovato una parte di casa. L’Argentina è divenuta parte di me e ho avuto modo di integrarmi e conoscere le realtà del Brasile, dell’Uruguay, del Venezuela, del Cile e del Perù. In questi anni di pendolare tra Italia e il Sud America mi sono resa conto di quanto la comunità di italiani che vi risiede sia un valore che, come nazione, non possiamo perdere. Quest’anno ho deciso di fare di più, ho scelto di impegnarmi per far crescere quella comunità di italiani e garantirgli diritti e attenzione. Ho scelto di farlo candidandomi alla Camera nella circoscrizione estero per l’America Meridionale perché ritengo sia dovere di ognuno di noi impegnarsi per la propria comunità, e la mia comunità è anche quella Argentina.

Qual è il punto del programma che sostiene che le sta più a cuore?

Credo sicuramente la convalida dei titoli di Istruzione Superiore. Ho una matrice imprenditoriale nella mia storia personale e per me è fondamentale che donne e uomini debbano essere messi nelle condizioni di poter lavorare, spostarsi e ricominciare. Per questo la convalida dei titoli di studio è fondamentale. L’Italia deve rimanere una casa reale e raggiungibile per gli italiani che vivono all’estero, questo significa che i titoli di istruzione superiore ottenuti debbano essere convalidati con iter burocratici snelli e quasi automatici. Oggi la burocrazia dura mesi, talvolta anni, causando frustrazione, perdita di legami con il nostro paese, difficoltà di inserimento lavorativo. La ratifica della Convenzione di Lisbona – che doveva garantire a ciascuno di veder valutato il proprio titolo di studio e snellire le pratiche – non ha alleggerito in alcun modo e ha, inoltre, legato il riconoscimento del titolo allo scopo e la finalità per cui è richiesto. Gli italiani si trovano quindi a dover affrontare differenti procedure e contattare enti preposti in virtù dell’uso che devono fare del loro titolo. Nessuna corsia preferenziale, ma solo attese infinite. Il mio intervento politico per gli italiani all’estero promuoverà un sistema di convalida automatica e semplice da attuare.

La sua coalizione propone il Ministero degli Italiani allEstero. Perché?

L’Italia è per coloro che vivono all’estero come una madre lasciata in adolescenza, quando ti senti adulto per andar via di casa ma non sei del tutto completo come persona. È una radice profonda che tiene legati. Avere un Ministero al quale rivolgersi che si occupi esclusivamente di tenere vivo, supportare, tutelare e rafforzare quel legame è per noi fondamentale. Non può essere il Ministero degli Esteri, che ha già troppe funzioni complesse da gestire, ma è un ministero dedicato a quanti sono italiani ma non vivono nei confini dello stivale. Un italiano che si trova all’estero ha bisogno di un organo istituzionale che garantisca una parità di diritti. I consolati non bastano perché sono saturi e non riescono a dare il supporto che gli italiani meritano, per questo abbiamo necessità, come negli anni ’90, di rinnovare il Ministero per gli italiani nel mondo che lavori per migliorare gli accordi con i paesi ospitanti.

Qual è il suo concetto di cittadinanza?

Io sento un legame profondo e radicato con l’Italia e con l’America del Sud. Sono cittadina italiana così come i miei avi e i miei figli e per me è una certezza imprescindibile. Credo che sia così anche per tutti coloro che sono espatriati, hanno lasciato i loro paesi e le loro comunità per lavoro o altre ragioni. Per questo è importare che ci sia un accesso più ampio e senza limiti generazionali a tutti coloro che vogliono acquisire la cittadinanza di uno stato. Oggi nel parlamento italiano esistono delle proposte che limitano la cittadinanza Ius Sanguinis ai discendenti di prima o seconda generazione con il risultato che i diritti di centinaia di migliaia di figli e nipoti italiani vengono ridotti.

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