Pomodoro, inflazione e speculazione

pomodori cartucce

Siccità e l’aumento del gas, fino a 10 volte. Ma anche la speculazione interna alla filiera di abbatte sulla campagna di trasformazione del pomodoro, portando i costi di produzione fuori controllo. E’ quanto denuncia l’Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) Confindustria.

Il caro trascina gli altri costi

L’incremento vertiginoso dei prezzi dell’energia è quello più evidente, ma trascina anche gli altri prezzi. Il costo del gasolio ha fatto lievitare quello del trasporto, ma più di tutto il resto stanno causando gravi problemi i rincari esponenziali, addirittura oltre il 1000%, del gas metano, il più utilizzato negli stabilimenti di produzione delle conserve di pomodoro. E ancora, l’acciaio, necessario per la produzione delle scatole che rappresentano il principale contenitore dei nostri prodotti, il vetro, la carta e le vernici per le etichette, cartone, plastica e legno per gli imballaggi secondari. Tutto sta registrando aumenti a doppia cifra.

“E’ assolutamente necessario un intervento a tutela delle imprese da questa pericolosa deriva che presenta una evidente componente speculativa, – dichiara Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – in special modo per quanto riguarda il caro bollette. Bene il credito d’imposta, ma non è sufficiente. Pur consapevoli che questa sarebbe stata una campagna difficile non immaginavamo di arrivare a queste proporzioni. Le nostre produzioni si concentrano in 45/60 giorni e questi aumenti così repentini hanno un’influenza specifica non programmabile nella stagionalità breve che ci contraddistingue. Questa situazione è impossibile da sostenere soprattutto se si considerano le evidenti difficoltà che avremo nel trasferire questi aumenti alla grande distribuzione”.

Accuse al mondo agricolo

Ma gli industriali denunciano anche “i tentativi di speculazione” della controparte agricola, nel bacino del Centro-sud.

“Quello che sta accadendo nel bacino centro-sud ci lascia davvero attoniti. – dichiara Marco Serafini, presidente di Anicav –. Siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l’elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti che stanno mettendo a rischio l’intero comparto alimentando una spirale inflazionistica a tutto danno del consumatore finale. Non si riesce davvero a comprendere perché nel Nord Italia si possa rispettare per il pomodoro tondo il contratto a 108€/ton, malgrado la gravissima siccità che ha colpito quella zona, mentre al sud, nonostante un prezzo medio di riferimento di 130€/ton, si continua imperterriti a chiedere ulteriori aumenti di giorno in giorno! Tutto ciò non è accettabile!”.

I numeri

Per questa campagna di trasformazione, partita in anticipo per le condizioni climatiche, in Italia sono stati messi a coltura 65.180 ettari – con una riduzione dell’8,5% rispetto all’anno record 2021 – di cui 37.024 nel Nord (-4,1% rispetto alla scorsa campagna) e 28.156 nel Bacino Centro Sud (- 13,6% sul 2021).
Sulla base di questi dati Anicav prevede una produzione tra 5,2 e 5,4 milioni di tonnellate.

Una campagna di trasformazione del pomodoro su cui, però, pesano le incognite economiche.

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