Toscana, la ripresa si è fermata

toscana pil

In Toscana la ripresa si è fermata. La guerra in Ucraina spinge inflazione e recessione, con  la crisi di governo che rappresenta un’ulteriore incognita”. E’ l’immagine dell’economia regionale che emerge dallo studio Ires Cgil, presentato nella sede fiorentina del sindacato alla presenza della segretaria generale Dalida Angelini, del presidente del centro studi Gianfranco Francese e del ricercatore Roberto Errico.

Il focus analizza i dati economici dell’ultimo anno e stima previsioni sull’andamento futuro, sia per la Toscana che per ogni singola provincia.

“La guerra, la pandemia che ancora dà dimostrazione di sé, l’inflazione, i rincari, la crisi energetica, la crisi climatica, le crisi aziendali, i bassi salari, ora la crisi politica: c’è un quadro in grado di far deflagrare la tenuta sociale ed economica dell’Italia e della Toscana. Servono risposte per cittadini e lavoratori, per evitare una pericolosa crisi sociale: è questa la priorità” ha spiegato Angelini. Per il quale bisogna aumentare i salari e riformare il fisco, combattere la precarietà, costruire un nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità, istruzione e non autosufficienza, con politiche di sviluppo e di nuovo intervento pubblico. Proposte, in tal senso, che la Cgil presenterà ai candidati impegnati nella campagna elettorale.

“Sono necessarie politiche economiche nazionali e regionali – ha aggiunto Francese – all’insegna della redistribuzione di reddito a favore dei ceti meno abbienti e politiche occupazionali che limitino al massimo l’utilizzo di forme di lavoro precarie, investendo invece su qualità del lavoro e stabilità occupazionale”.

L’indagine mostra un quadro congiunturale pesantissimo, su cui agiscono fattori esogeni come la guerra in Ucraina e la crisi di governo. Anche ipotizzando lo scenario più auspicabile relativo alla conclusione della guerra in Ucraina entro la fine dell’anno, il 2022 può già considerarsi un anno pesantemente segnato e compromesso rispetto alle aspettative di una ripresa post pandemia del ciclo economico avviatosi anche in Toscana nel 2021.

Se invece, come sembra al momento purtroppo più probabile, si realizzasse lo scenario più infausto, legato ad una prosecuzione, nel medio lungo periodo, del conflitto, si determinerebbe un ulteriore peggioramento sui prezzi delle materie prime e sul grado di incertezza che già oggi condiziona i comportamenti al consumo delle famiglie e la propensione agli investimenti delle imprese.

Un quadro al quale si aggiunge la crisi di Governo, che probabilmente porterà ad un acuirsi dell’incertezza che già nel primo trimestre del 2022 ha contribuito a condizionare negativamente i consumi delle famiglie.

Alla luce di questi fattori, Ires prevede un azzeramento della crescita nella seconda metà dell’anno in corso, con un conseguente significativo ridimensionamento delle ipotesi di crescita nel 2023.

Gli effetti e le previsioni in Toscana

Lo scenario dispiegherà i suoi effetti negativi anche sulla Toscana, chiudendo una fase positiva di ripresa che si era realizzata nel 2021 in tutte le province con diversa intensità coerentemente ad una crescita del Pil che si era attestata al 6,9%, in una percentuale superiore alla media nazionale attestatasi al 6,6%. Questa tendenza, marcatamente espansiva, del ciclo economico regionale post pandemico si è interrotta con l’inizio dell’anno in corso e le previsioni attuali sul saldo finale del Pil in Toscana nel 2022, alla luce della situazione anticiclica determinata dalla guerra e dalla crisi di governo, non lasciano spazio all’ottimismo ed alla fiducia.

Eppure il 2021 si era caratterizzato anche in Toscana per una ripresa della produzione industriale. Gli ultimi due trimestri del 2021 segnano in particolare per gli avviamenti il ritorno ai livelli pre-crisi.

Nel quadro attuale completamente ribaltato, in senso negativo, rispetto al 2021, si è innestata nei giorni scorsi la crisi di governo, che mette in forte discussione il raggiungimento degli obiettivi fissati nel cronoprogramma nazionale del Pnrr. In caso di slittamento della seconda tranche 2022 del Pnrr, la Toscana rischierebbe di perdere circa 1,1 miliardi di euro di investimenti fissi lordi previsti nel 2023 (ipotizzando utilizzo in 3 anni degli investimenti stimati), compreso indotto. Si tratta di una quota pari al 5,4% degli investimenti fissi lordi previsti nel 2023. Inoltre, a fine 2026, un recupero solo parziale della seconda tranche 2022, porterebbe ad una riduzione degli investimenti fissi lordi cumulati 2024/2026 pari a 3,4 miliardi di euro (-4% circa). Infine, l’impatto sul Pil dell’eventuale slittamento è pari a -1 punto di Pil nel 2023 e altri -0,2 punti tra 2024 e 2026.

Arezzo

Dopo aver archiviato un 2020 disastroso, la provincia di Arezzo registra una ripresa in termini di valore aggiunto superiore alla media della Regione Toscana (9,0% contro 6,8%). La crescita è guidata dal miglioramento della bilancia commerciale (+865 milioni di euro nel 2021) e da una sostanziale tenuta del reddito disponibile delle famiglie, oltre che da un ritorno dei consumi a livelli pre-pandemici. Tuttavia, le prospettiva per il 2022-2023 non appaiono particolarmente brillanti. Sia valore aggiunto che reddito disponibile delle famiglie sono previsti in leggero aumento, con crescite percentuali comunque inferiori rispetto alla
Regione Toscana nel suo complesso. Anche il saldo commerciale dovrebbe rimanere in territorio positivo, nonostante una dinamica delle esportazioni che al 2023 sarà ancora inferiore ai livelli del 2020.

Nel 2021 ad Arezzo, in base all’indagine sulle forze di lavoro Istat, possiamo rilevare un aumento occupazionale netto di circa meno 2 mila e 500 posti di lavoro (+1,7% e Toscana +0,1%); nei confronti del 2019 si segnala un debole aumento +0,2%. Per l’offerta di lavoro il 2022 evidenzierebbe una netta stagnazione degli occupati residenti parallelamente all’aumento delle persone in cerca di occupazione (+21,2%) che farebbe lievitare il tasso di disoccupazione all’8,4%.

Firenze

Il 2021 della provincia di Firenze va in archivio con un risultato, in termini di valore aggiunto, leggermente inferiore alla media regionale (6,4% vs 6,8%). Tuttavia, le prospettive del territorio del capoluogo regionale appaiono estremamente positive. In particolare, le esportazioni a fine 2021 hanno raggiunto la cifra record di 16,2 miliardi di euro, trascinate dal settore della moda e da quello dei beni di lusso. Nonostante l’incertezza derivante dalla guerra Russo-Ucraina, tra 2022 e 2023 è prevedibile una ulteriore crescita delle esportazioni. Anche il reddito disponibile delle famiglie nel 2021 è in netta ripresa: l’anno si chiude con un +4,5%, ovvero quasi un punto percentuale in più rispetto alla media regionale. La ripresa del settore turistico trainerà un ulteriore aumento del reddito disponibile nel prossimo biennio, nonostante una dinamica dell’inflazione che agirà da freno sulla crescita potenziale complessiva del territorio.

I dati 2021 danno conto di un mercato del lavoro provinciale in fase di netta stagnazione (+0,1%) dopo la contrazione rilevata nel 2020 (-4,3%): nei confronti del 2019 si rileva una perdita pari a circa 19 mila occupati in meno (-4,2%), con un’occupazione complessiva che si attesta a circa 430 mila unità. Le stime Prometeia ci segnalano che la ripresa della domanda di lavoro è calata del 8,2% dopo la pesante contrazione subita nel 2020 (-11,9%); nel 2022 la variazione risulterebbe comunque moderatamente positiva (+1,6%) parallelamente ad un tasso di disoccupazione in aumento di circa un punto e che dovrebbe
risultare di poco superiore al 7%.

Nel 2021 gli avviamenti a Firenze sono ripartiti ad un ritmo intenso (+28,7%) per un volume complessivo pari a 221 mila unità, con una variazione migliore del dato regionale (+21,4%) anche se tuttavia nei confronti del 2019 sconta sempre un divario considerevole (-15,5%; Toscana -6%). Il dato cumulato dei primi
tre mesi del 2022 evidenzia circa 64 mila avviamenti e se prendiamo i numeri indice (annualizzati) ci troviamo 8,8 punti percentuali al di sotto della media 2019.

Grosseto

Come tutte le province meno dipendenti da turismo estero ed esportazioni, anche quella di Grosseto ha sperimentato nel 2020 una diminuzione del valore aggiunto inferiore alla media Regionale e al dato Nazionale. Tuttavia, il 2021 ci restituisce una situazione di negativo «ritorno alla normalità» per la provincia, con una crescita del valore aggiunto di quasi un punto e mezzo inferiore rispetto alla Regione nel suo complesso (5,4% vs 6,8%). Pur mantenendo in territorio positivo il saldo della bilancia commerciale, l’export della provincia rimane a livelli assoluti abbastanza marginali, se paragonati al complesso della Regione.
Anche il reddito disponibile delle famiglie cresce nel 2021 in misura leggermente inferiore rispetto alla media regionale. Tra 2022 e 2023 questa situazione di «stasi economica» si consoliderà ulteriormente, con una crescita complessiva nel biennio che sarà leggermente inferiore alla Toscana nel suo complesso.

Il 2021 per Grosseto si è chiuso con una contrazione dello 0,8% in base ai dati Istat sulle forze di lavoro, peggiorando rispetto al 2020 (-0,4%). Per il 2022 si attende un rallentamento (+0,6%) insieme ad una stagnazione degli occupati residenti (+0,1%). Il tasso di disoccupazione nel corso del 2022 potrebbe salire di 6 decimi di punto arrivando all’8,6%.

Livorno

Dopo 3 anni consecutivi di decrescita del valore aggiunto, la Provincia di Livorno ritrova nel 2021 il segno positivo. Tuttavia, la crescita registrata lo scorso anno è inferiore a quella della Regione Toscana nel suo complesso (5,9% vs 6,8%). Inoltre, il saldo cumulato sempre in termini di valore aggiunto nel quadriennio 2018/2021 permane negativo. Tralasciando come di consueto la dinamica delle esportazioni ed importazioni, che permane negativa per motivi contabili legati alle attività del porto, va inoltre sottolineato come anche il reddito disponibile delle famiglie in Provincia di Livorno cresca in misura minore rispetto alla Regione
Toscana. Infine, per ciò che riguarda le prospettive a due anni, va evidenziato che la crescita economica complessiva della Provincia è prevista in linea con quella Regionale: si tratta di un chiaro segnale di cristallizzazione delle differenze in termini di benessere tra la Provincia ed il resto della Regione.

In provincia di Livorno alla fine del 2021 possiamo rilevare un aumento di circa 10 mila e 500 avviamenti, corrispondenti ad una variazione del +16,2% arrivando ad un volume complessivo pari a poco più di circa 76mila avviamenti. Il dato cumulato dei primi tre mesi del 2022 evidenzia circa 18 mila avviamenti e se prendiamo i numeri indice (annualizzati) ci troviamo 2,6 punti percentuali al di sopra della media 2019.

Lucca

Dopo aver sperimentato una contrazione di quasi il 6% del valore aggiunto nel 2020, la Provincia di Lucca ritorna in territorio positivo, facendo segnare un +5,9% (contro il +6,8% della Regione Toscana). La ripresa è trainata dal massiccio incremento delle esportazioni (+400 milioni di euro nel 2021), con una previsione a due anni di ulteriore incremento dell’export sino alla cifra record di 4,5 miliardi nel 2023. Permane tuttavia a livello di crescita del reddito disponibile delle famiglie una forbice negativa rispetto al resto della Regione, pari a circa mezzo punto annuo. Nello specifico, la Provincia di Lucca registra nel 2021 una
crescita di questo aggregato pari al 3,1%, contro il 3,6% fatto registrare dalla Regione Toscana nel suo complesso. Le prospettive al 2023 suggeriscono che tale percorso di crescita divergente permarrà sino a fine 2023.

Nel 2021 lo stock di occupati a Lucca è cresciuto in misura contenuta (+0,5%) con un contributo esclusivo della componente maschile (+3,1%) rispetto ad una contrazione di quella femminile (-2,8%). In base alle stime Prometeia, per il  2022 si prefigura un modesto incremento delle unità di lavoro (+1,1%) insieme ad una sostanziale stagnazione degli occupati (+0,2%).

Massa Carrara

Dopo aver sperimentato una contrazione del 9,5% del valore aggiunto nel 2020, con un meno 11% cumulato nel biennio 2019/2020, la Provincia di Massa Carrara ritorna in territorio positivo, facendo segnare un +8,3% (contro il +6,8% della Regione Toscana). La ripresa è trainata dal massiccio incremento delle esportazioni, aumentate di oltre 900 milioni di euro nel 2021, con una previsione a due anni di ulteriore incremento dell’export sino alla cifra record di 2,4 miliardi nel 2023. Permane tuttavia a livello di crescita del reddito disponibile delle famiglie una forbice rispetto al resto della Regione di circa 0,3 punti annui. Nello specifico, la Provincia di Lucca registra nel 2021 una crescita di questo aggregato pari al 3,3%, contro il 3,6% fatto registrare dalla Regione Toscana nel suo complesso. Le prospettive al 2023 suggeriscono che tale percorso di minore crescita permarrà sino a fine 2023.

Per Massa Carrara il 2021 si è chiuso con un notevole deterioramento dell’occupazione (-9,2%): ciò deriva sia da una revisione delle stime Istat con la nuova metodologia e dal forte effetto stagionale, che caratterizza la provincia. In base alle stime Prometeia la domanda di lavoro dopo aver perso il 5,9% nel 2021 è salita del 3,2%e nel 2022 dovrebbe aumentare in modo moto contenuto (+1%) con una stagnazione degli occupati un arretramento delle persone in cerca di lavoro che dovrebbe, tuttavia, confluire nell’ambito dell’area degli inattivi.

Pisa

Nel corso del 2021 la Provincia di Pisa registra un incremento del valore aggiunto pari al 6,2%, ovvero un dato leggermente inferiore alla media regionale del 6,8%. Tuttavia, sia i fondamentali macroeconomici che le prospettive di crescita del territorio provinciale appaiono abbastanza positive. In particolare, le esportazioni a fine 2021 hanno sfiorato nuovamente quota 3 miliardi di euro miliardi di euro, trascinate dalla netta ripresa delle attività dei distretti TAC (Tessile, Abbigliamento, Calzature). Anche l’outlook 2022/2023 dell’export resta molto positivo, con una prospettiva di ulteriore crescita dei volumi a fine 2023 pari ad
oltre 250 milioni di euro. La tenuta economica del territorio è confermata anche dalla netta ripresa del reddito disponibile delle famiglie: il 2021 si chiude con un +3,2%, dato in linea con la media regionale. Sulla base delle buone prospettive dei comparti produttivi trainanti nella Provincia, è prevedibile un ulteriore aumento del reddito disponibile nel prossimo biennio.

Nel 2021, l’indagine sulle forze di lavoro Istat per Pisa permette di rilevare un aumento occupazionale netto di circa 2.700 posti di lavoro (+1,5%). In base alle stime Prometeia la domanda di lavoro dopo aver perso il 10,3% nel corso della pandemia, nel 2021 ha evidenziato un buon recupero (+8,6%) e nel corso del 2022 dovrebbe attenuare la dinamica (+0,9%). Per l’offerta di lavoro il 2022 evidenzierebbe una sostanziale stagnazione degli occupati residenti parallelamente ad un probabile aumento delle persone in cerca di occupazione (+16,6%) che farebbe lievitare il tasso di disoccupazione al 7,8%.

Pistoia

La Provincia di Pistoia chiude il 2021 con un aumento significativo del valore aggiunto, pari all’8,2%. Si tratta di un risultato che sovraperforma la media regionale di quasi un punto e mezzo e che arriva dopo un biennio di crescita negativa pari al -11,6%. Da segnalare l’ottimo risultato delle esportazioni, cresciute di circa 150 milioni di euro e che hanno contribuito ad un saldo della bilancia commerciale positivo per 510 milioni di euro (+60 milioni di euro rispetto al saldo 2020). La ripresa ha dispiegato i suoi effetti benefici anche sul reddito disponibile delle famiglie, che dopo un 2019 a crescita sostanzialmente zero ed un 2020 in
territorio negativo, torna a crescere nel 2021 del 3,5%. Si tratta di un dato sostanzialmente in linea con quello regionale. Infine, per ciò che riguarda le prospettive per il 2022-2023, va segnalato che la ripresa continuerà, anche se a tassi di crescita nettamente inferiori rispetto a quelli registrati nel 2021.

In provincia di Pistoia l’andamento degli occupati residenti, come emerge dalla rilevazione Istat, ha fatto osservare un aumento di circa 4 mila e 500 posti di lavoro (+3,9%); l’occupazione complessiva si attesta a circa 119 mila unità. Le stime Prometeia danno conto di una domanda di lavoro in aumento del 6,4% ma che andrebbe ad attenuarsi nel 2022 (+1,2%) con un tasso di disoccupazione che dovrebbe arrivare fino al 10,3%, se consideriamo l’ulteriore crescita dei disoccupati (+8,1%); l’occupazione residente risulterebbe stagnante (+0,4%).

Prato

Il 2021 della provincia di Prato va in archivio con un risultato, in termini di valore aggiunto superiore alla media regionale (7,6% vs 6,8%). Tuttavia, dopo il meno 12% registrato complessivamente nel biennio 2019/2020, il dato 2021 appare legato più a ragioni congiunturali che strutturali. Entrando nel dettaglio va segnalato che le esportazioni nel 2021 hanno ripreso a crescere, anche se il livello di export registrato nel 2018 verrà nuovamente raggiunto soltanto nel 2023. Anche il reddito disponibile delle famiglie nel 2021 è in ripresa: l’anno si chiude con un +3,2%, dato comunque inferiore rispetto alla media regionale. Nel
prossimo biennio è prevista una moderata crescita nella Provincia, in un quadro caratterizzato dalle crescenti incertezze legate ad aumento dell’inflazione e alla crisi energetica susseguente allo scoppio del conflitto in Ucraina.

Nel 2021 i dati sulle forze di lavoro consentono di archiviare l’anno con una diminuzione del 3% peggiorando rispetto al 2020 (-1,2%). La domanda di input di lavoro dopo aver perso il 9,4% ha mostrato una buona ripresa nel 2021 (+5,5%); per il 2022 ci si aspetta un rallentamento (+0,8%) insieme ad una lieve attenuazione degli occupati residenti (-0,3%). Il tasso di disoccupazione nel corso del 2022 potrebbe salire di 7 decimi di punto arrivando al 7,8%.

Siena

Il 2021 della provincia di Siena fa segnare un risultato in termini di valore aggiunto in linea con la media regionale (6,9% vs 6,8%). Tuttavia, dopo il meno 12,7% registrato complessivamente nel biennio 2019/2020, il dato 2021 necessiterà di un consolidamento nel corso del 2022, tale da segnalare una inversione definitiva della rotta. In questo senso, i segnali positivi non mancano, a partire dal vero e proprio boom dele esportazioni nel 2021, cresciute di circa mezzo miliardo di euro nel corso dell’anno e previste in ulteriore espansione nel biennio successivo. Anche il reddito disponibile delle famiglie nel 2021 è in ripresa: l’anno si chiude con un +3,6%, dato identico rispetto a quello medio regionale. Nel prossimo biennio è prevista un’accelerazione della ripresa economica nella Provincia, che dovrebbe sovraperformare la media regionale sia in termini di valore aggiunto che di reddito disponibile delle famiglie.

L’andamento dell’occupazione residente, in base ai dati Istat, a Siena nel 2021, ha evidenziato una diminuzione di circa mille e 600 posti di lavoro (-1,4%) con un’occupazione complessiva che si attesta a circa 112 mila unità. Le stime Prometeia mostrano una domanda di lavoro che nel 2021 dopo esser diminuita del 9,5% è salita del 5%. Nel 2022 dovrebbe le unità di lavoro andrebbero a rallentare (+1,4%) insieme a una crescita moderata degli occupati (+0,7%); nel 2022 ripartirebbe anche la partecipazione al lavoro con una probabile crescita dei disoccupati (+43,4) tale da portare il tasso di disoccupazione all’8,1%.

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