Granocchia, Confesercenti Umbria: “Pos? Bisognava pensare anche a chi paga le operazioni”

Giuliano Granocchia

I costi aumentano, le aziende arrancano. Tante le cause, non solo la guerra in Ucraina, alla base di questa escalation inflattiva. Ne abbiamo parlato con Giuliano Granocchia, presidente di Confesercenti Umbria.

“I costi energetici stanno incidendo e incideranno ancora di più nei prossimi mesi per molte aziende. Le azioni del Governo per contrastare questi aumenti sono state insufficienti e gli aumenti in parte si sono già scaricati sui consumatori finali. Abbiamo dunque costi aziendali alti, diminuzione della redditività lavorativa e costi più alti per il consumatore. Il Governo, nella sua ricerca di un’alternativa al gas russo, sta portando a un aumento dei costi del gas. Non è sufficiente sostituire il fornitore perché sta emergendo che il prezzo del gas è più alto”.

Nelle ultime settimane si è parlato moltissimo dell’obbligo del Pos: “Noi siamo favorevoli in linea di principio perché pensiamo sia una soluzione che può agevolare il consumatore e l’impresa. Ma il Pos non è stato anticipato da una politica governativa nei confronti delle banche che ponesse il tema del costo dell’intermediazione, che oggi si scarica su imprese e consumatori. Questa cosa sta creando grandi difficoltà. Se il cliente prende il caffè al bar e chiede di pagare con il Pos, l’esercente è costretto ad accettare, ma chi paga il costo di 10-15 centesimi dell’operazione? A oggi il barista. Quando arriveranno gli estratti conto con i costi dei Pos, magari uno comincerà a farsi due conti”.

Abbiamo detto della guerra in Ucraina, ma qui Granocchia fa dei distinguo: “L’aumento del costo dei cereali è partito ben prima della guerra. Una delle ragioni, per quelli provenienti dall’America, è che il governo Usa ha liberalizzato l’uso dei cereali per la produzione di energia. Tutti i settori ad alto consumo energetico, come le pizzerie, ne stanno risentendo. E vedrete quando, in inverno, arriveranno gli aumenti per il prezzo della legna: già oggi alcuni nostri associati parlano di un +30-40 per cento a causa dell’aumento dell’energia e del gas. Ancora una cosa: stanno arrivando le disdette unilaterali dei contratti di grandi, medie e piccole aziende che forniscono energia elettrica e ci saranno altri forti aumenti. L’inflazione importata colpisce tutta la filiera, poi magari c’è chi si difende meglio. Noi abbiamo già registrato un calo considerevole dei consumi nelle attività ristorative dell’Horeca a causa delle riapertura delle sagre. Mesi fa avevamo avvertito su questo rischio, ma nessuno ci ha ascoltato”.

Il settore dei trasporti: “Gli aiuti del Governo un po’ hanno attenuato l’impatto degli aumenti di gasolio e benzina, ma da Roma si poteva fare di più sulla tassazione delle plusvalenze. Con il nuovo Governo ci auguriamo che ci siano politiche ancora più incisive. Non è etico che le grandi aziende che lavorano sull’estrazione e sulla vendita dei prodotti petroliferi speculino sui prezzi. Allora il Governo potrebbe attuare il prezzo fisso, come in Spagna, e tassare gli extraprofitti ridistribuendo poi le risorse per abbattere i costi di gasolio e benzina”.

A proposito di nuovo Governo, cosa si attende Confesercenti? “Che riprenda in mano immediatamente la questione del Pnrr, che non smantelli la struttura e l’architettura per il puro gusto di cambiare perché il modello Draghi sta funzionando abbastanza bene. E, come detto, misure più incisive per il contenimento dei costi delle aziende e che ci siano politiche significative rispetto alla capacità e al valore di stipendi e salari”.

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