La speculazione imperversa in agricoltura. Ora è il momento del grano duro. Tutto a danno di chi lavora la terra.

Costi altissimi, problemi di distribuzione. Ora anche la speculazione sul grano duro, una conseguenza di tanti aspetti ma soprattutto della rovinosa guerra in Ucraina. Tutto questo mette confusione e disagio in un settore che di tutto ha bisogno tranne che la fibrillazione e la speculazione continua. “In una fase estremamente complessa e delicata quale quella attuale, caratterizzata dagli incrementi record dei costi di produzione, con particolare riferimento ai prezzi dei carburanti e dell’energia, e nella quale la cerealicoltura nazionale sta pagando lo scotto delle ripercussioni delle tensioni in atto sul versante comunitario orientale, appare del tutto deprecabile diffondere notizie allarmiste sulle disponibilità mondiali di grano, che hanno il solo risultato di sconvolgere le quotazioni ed erodere ulteriormente le pochissime certezze dei produttori agricoli”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito del drastico calo delle quotazioni del grano duro.
“Parliamo di una repentina discesa del prezzo, aggravatasi ulteriormente nella giornata di oggi, che non trova alcuna spiegazione e che appare legata esclusivamente a fenomeni di tipo speculativo, ancora più gravi in quanto arrivano in un contesto già caratterizzato da un calo generalizzato della produzione di grano duro, assimilabile nell’ordine del 30%”, prosegue il presidente, facendo appello alle autorità preposte affinché “si attivino prontamente per monitorare gli andamenti del prezzo dei cereali, scongiurando effetti che potrebbero rivelarsi devastanti per il primario nazionale”.
“Vale la pena di ricordare che ci troviamo in un momento particolare, caratterizzato da un’ondata di siccità che non ha precedenti negli ultimi anni, e nel quale, in ragione delle tensioni in atto sul versante geopolitico, è stato chiesto agli agricoltori di intensificare gli sforzi per aumentare la produzione; fenomeni speculativi di questo tipo, al contrario, rischiano di alimentare pericolose spirali recessive, oltre a incrementare le importazioni di grano duro e quindi la dipendenza dell’estero, già considerevole dal momento che l’Italia produce circa la metà del grano duro necessario alla produzione di pasta”, aggiunge Verrascina.
“Speculazioni di questo tipo, oltre a manifestare l’esigenza di dovute verifiche da parte delle autorità preposte, condizione fondamentale per evitare che gli incrementi gravino unicamente sulle spalle dei produttori agricoli, palesano la sempre maggiore necessità di continuare a lavorare per fare squadra all’interno della filiera, collaborando per il futuro del comparto cerealicolo e partendo dai positivi intenti del protocollo d’intesa ‘Filiera grano duro-pasta di Qualità’”, conclude il presidente della Copagri.

Exit mobile version