Irrigazione bloccata dai consorzi di Bonifica. La Coldiretti Sicilia chiede un cambio di passo.

Non è più tempo di commissari: la siccità è diventata un flagello per cui la Coldiretti della Sicilia ha chiesto a gran voce che chi sovrintenda all’irrigazione tenga conto dell’intera problematica dettata anche dall’emergenza: insomma l’acqua deve essere gestita dagli agricoltori. D’altra parte il commissariamento dura da più venti anni ha di gran lunga superato il paradosso.
Lo afferma Coldiretti Sicilia che annuncia una mobilitazione regionale perché l’acqua torni ad essere un bene amministrato in modo adeguato e no con strutture come i Consorzi di Bonifica che di fatto bloccano l’irrigazione. Non si può pensare di avere una gestione schizofrenica per cui da una parte della Regione chi pianta e semina può irrigare e dall’altra parte dell’Isola no perché lo stipendio dei lavoratori non viene pagato – aggiunge Coldiretti Sicilia – .
In questi anni non è stato fatto assolutamente niente perché si andasse ad una riforma vera della loro gestione ma è stato solo un perpetuarsi di impegni, promesse, proroghe. Commissariamenti di commissariamenti.
Il risultato è che nel trapanese e nel palermitano si rischia di perdere le produzioni di ortaggi a causa dello sciopero dei lavoratori non pagati da mesi – prosegue – Coldiretti Sicilia – . Si tratta di un’agitazione prevista in tutta la Sicilia che torna come ogni anno a nuocere solo ed esclusivamente gli agricoltori a cui viene chiesto di pagare cifre esorbitanti per servizi che non vengono erogati.
Il quadro è questo: i due Consorzi di Bonifica (orientale e occidentale) racchiudono i precedenti 11. La superficie servita da opere di irrigazione è di 168.824 ettari di cui oltre 25.000 a cielo aperto e circa 143 a pressione una parte delle quali non efficienti. In queste superfici ci sono le più importanti coltivazioni siciliane: frutteti, orti, vigneti e molto altro.
Dopo la bocciatura dei progetti del Pnrr appare indispensabile che l’Assemblea e il Governo regionale realizzino una riforma che preveda delle competenze lavoristiche adeguate con altrettanti adeguati strumenti di lavoro ed una struttura moderna, snella, digitale che permetta una seria programmazione.

 

 

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