Caldo, allevatori preoccupati per il bestiame

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Dopo i rincari provocati da guerra e speculazioni fuori controllo che hanno fatto schizzare i costi di produzione di energia e materie prime, ora gli allevatori devono fare i conti con le scarse piogge e l’ondata di calore che sta trasformando le stalle in saune. A lanciare l’allarme sono Coldiretti Toscana e Associazione Regionale Allevatori: “è il momento storico più duro per la nostra zootecnia dal dopo guerra. Un mix di fattori così negativi, esplosi tutti insieme, non si era mai verificato” spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana. “Caldo e siccità faranno lievitare ulteriormente i costi delle aziende, sia per tenere accesi i ventilatori nelle stalle che per l’alimentazione necessaria per al bestiame. In molte aziende gli allevatori stanno già razionando il cibo sostituendo la farina con il fieno, ma ora la siccità mette a rischio anche i foraggi e la prospettiva dei prossimi mesi. Scarseggiano in molti pascoli della nostra regione, soprattutto nel sud della Toscana, dove è caduta poca acqua”.

Nelle stalle toscane sono scattate le contromisure perché ogni singolo animale è arrivato a bere, con le alte temperature di questi giorni, fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 normali. In funzione ventilatori e doccette refrigeranti. Secondo Coldiretti Toscana il caldo bollente e la mancanza di acqua hanno anche ridotto la produzione di foraggio necessario per l’alimentazione del bestiame con l’allarme siccità che colpisce le semine primaverili di girasole, mais, soia e grano. “Nella nostra regione l’autoproduzione di fieno è una caratteristica delle aziende bovine: il foraggio si fa in casa” analizza Roberto Nocentini, Presidente Associazione Regionale Allevatori. “È una sofferenza in più per il nostro settore che sta vivendo una situazione drammatica e senza precedenti”.

La razione animale è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua di mais, soia orzo. La recente indagine di Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – ha calcolato che le aziende del settore per il solo costi dei mangimi potranno arrivare a spendere fino a 166 mila euro con perdite medie fino a 99 mila euro per gli allevamenti di polli. Ma ad essere colpita duramente è tutta l’intera filiera agroalimentare e tutti i settori agricoli, dal cerealicolo agli allevamenti bovini, dall’ortofloricoltura al vitivinicolo ed olivicolo fino ai fruttiferi ed erbivori, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, dal +129% per il gasolio al 30% per il vetro, dal 15% per il tetrapack al del 35% per le etichette, dal 45% per il cartone al 60% per i barattoli di banda stagnata fino ad arrivare al 70% per la plastica con incrementi dei costi correnti di 14.358 euro in media secondo lo studio del Crea.

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