Abusivismo in Sicilia: 280 mila lavoratori illegali

Andrea Di Vincenzo, Confartigianato Sicilia

In Sicilia ci sono 280 mila lavoratori illegali: riparano auto, ristrutturano le case, curano l’estetica, fanno servizi fotografici e video per matrimoni ed eventi. Tutto in nero, senza garanzia per i dipendenti e per i clienti. Le imprese abusive sono quasi 100 mila fanno della Sicilia la terza regione italiana nella classifica del lavoro in nero, dopo Calabria e Campania, con una percentuale del 18,5 per cento.

Questa è la fotografia scattata dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, nel quadro della campagna nazionale, attraverso il linguaggio dei fumetti, con strisce dedicate ai vari mestieri e titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani’. L’iniziativa ha tre obiettivi: allertare i consumatori che corrono il rischio di affidarsi a operatori improvvisati, valorizzare la qualità, la durata, il rispetto delle norme, la convenienza e la sicurezza sul lavoro dei veri artigiani, fare un richiamo alle autorità perché controllino, reprimano e contrastino l’evasione fiscale e contributiva.

“Già nel periodo di Natale – dice Andrea Di Vincenzo, segretario di Confartigianato Imprese Sicilia – abbiamo posto l’attenzione sulla lotta all’abusivismo lanciando un video, realizzato da Just Maria, dal titolo ‘Regalati un Natale senza imprevisti – Affidati alle imprese artigiane’, evidenziando i rischi che si corrono affidandosi ai lavoratori irregolari. Una battaglia sempre urgente in questo momento in cui le imprese artigiane cercano di uscire dalla crisi. Oltre alle campagne però – continua Di Vincenzo – ci vuole un’azione congiunta delle autorità di controllo e degli enti locali nella quale noi siamo pronti a farci parte attiva. Bisogna aumentare i controlli e sconfiggere questo fenomeno. Per premiare gli artigiani che sono riusciti onestamente a sopravvivere alla crisi e per salvaguardare i cittadini e i loro risparmi dagli illegali”.

Secondo l’Istat, nel 2019, come detto in Sicilia c’erano 280 mila lavoratori irregolari, pari al 18,5 per cento contro il 12,6 per cento nazionale. A livello di settori, valori superiori in Agricoltura (37 per cento) e Costruzioni (22 per cento), più ridotto il peso per il Manifatturiero esteso (11,3 per cento). La quota di valore aggiunto creata dal lavoro irregolare è la più alta per la Sicilia dopo Calabria e Campania (7,4 per cento contro il 4,9 per cento nazionale). L’Isola, dopo Lombardia, Campania e Lazio, è al quarto posto per unità di lavoro indipendenti non regolari, pari a 95.600. Tra le prime dieci province italiane per lavoratori indipendenti in neri ce ne sono due siciliane: Palermo con 21.800 e Catania con 21.500.

Prendendo a riferimento i quattordici mestieri maggiormente sotto pressione per la concorrenza sleale ed includendo sia i servizi di riparazione di beni per uso personale e per la casa sia i restanti mestieri operanti nella manutenzione e riparazione di autoveicoli (in particolare carrozzieri ed elettrauto) si delinea a fine 2021 un totale di 39.233 imprese attive con un’alta vocazione artigiana: le imprese artigiane perimetrate sono, infatti, 29.744 e rappresentano il 75,8% del totale, quota circa 4 volte il 18,8% osservato per il totale economia.

L’artigiano si trova molto esposto in quanto in questi mestieri si concentrano il 41,4 per cento delle imprese del comparto, quattro volte il 10,3 per cento rilevato per il totale delle imprese. La vocazione artigiana è molto elevata per Acconciatura ed estetica (91,7 per cento), Fotografo (84,6 per cento) e Manutenzione e riparazione di autoveicoli (83 per cento).

A livello provinciale l’artigianato è più esposto a Caltanissetta (42,9%), Siracusa (42,8%) e Catania (42,4%); mentre rappresenta quote più elevate del totale imprese nei mestieri più esposti al fenomeno dell’abusivismo a Enna (87,0%), Agrigento (81,1%) e Ragusa (79,9%).

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