Piano Strategico, l’UE dice no alle osservazioni italiane

Semaforo rosso da Bruxelles per gli agricoltori italiani. La Commissione europea ha rigettato le osservazioni sul Piano Strategico Nazionale, decidendo di portare avanti i due principi ispiratori dell’attuale ciclo di riforma Pac: la distribuzione equa e mirata dei pagamenti diretti, favorendo in tal modo territori e settori finora poco privilegiati, e il contributo degli interventi per raggiungere l’obiettivo della transizione ecologica e del miglioramento delle prestazioni ambientali. Confermate le linee di azione di Green Deal e Farm to Fork, nonostante numerosi studi di impatto realizzati da centri di ricerca internazionali ne abbiano dimostrato inconsistenza ed incoerenza.

Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, esprime tutto il suo disappunto. “Si dovrebbe coltivare più cibo che mai e gli agricoltori devono avere tutti i mezzi per farlo, ma promuovere un sistema di imprese agricole efficiente e moderno non sembra essere la priorità nell’agenda delle istituzioni europee. Non ne siamo sorpresi e la risposta dell’UE è stata ancora più distante di quanto ci aspettavamo”. Per Gasparini l’Europa commette una grave inadempienza nei confronti dei bisogni dell’uomo e degli stati, gli apparati non sanno leggere la realtà e si lasciano plasmare invece di guidare. “La guerra ha accelerato quello che sarebbe successo comunque: trovarsi con un continente che non produce. La crisi fa emergere un errore del sistema, ovvero essersi lasciati guidare dalla matrice ambientalista e non scientifica che vede la produttività in contrapposizione con la tutela dell’ambiente. È falso che con il set aside l’ambiente migliori, in realtà peggiora e crea inquinamento perché interrompe l’autoapprovvigionamento e quindi l’economia circolare”.

Secondo il leader di Confagricoltura Piacenza, l’agricoltura ha sempre soddisfatto i bisogni senza danni per l’ambiente e perseverare su strategie oltranziste non giova a nessuno. “Per questo accusiamo di alto tradimento i nostri amministratori per preferire il sacrificio dei propri operatori economici, obbedendo ad un pensiero dominante europeo che fagocita la nostra sovranità. Viene svenduta la piccola impresa agricola ma non lasceremo i nostri figli indifesi in balia di questa deriva”.

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