Coldiretti Puglia: “bene operazioni contro uova anonime”

Raw organic farm eggs, straw on the old wooden background

Coldiretti Puglia ha espresso soddisfazione per l’operazione dei NAS in collaborazione con il personale del Servizio veterinario della Asl di Lecce, nell’ambito di controlli finalizzati al contenimento dell’influenza aviaria. Nel corso delle perquisizioni, in un allevamento di Lecce sono state trovate 1.670 galline senza autorizzazione e sottoposte a sequestro amministrativo circa 17.000 uova non tracciate. “Condividiamo l’intensificazione dei controlli e delle misure precauzionali per combattere la diffusione dell’aviaria e salvaguardare il Made in Italy attraverso la tracciabilità, indicando la provenienza delle uova per consentire scelte di acquisto consapevoli”.

Il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia ha ricordato che ogni allevamento conta in media quarantamila galline, ognuna delle quali produce 250 uova dichiarate all’anno. “Bisogna togliere dall’anonimato le uova e rendere finalmente pubblici i flussi commerciali, è evidente che la mancanza di trasparenza alimenta frodi e inganni anche attraverso le triangolazioni commerciali”. Gli acquisti di uova sono cresciuti del 15% durante il Covid, e la Puglia conta 6,5 milioni di galline che producono 1 miliardo e 620 milioni di uova all’anno. “Con l’aumento della domanda diventa sempre più importante garantire la trasparenza, è importante conoscere le informazioni del codice alfanumerico applicato sul guscio che riguardano provenienza dell’uovo e metodi allevamento adottato”.

Negli ultimi 30 anni, in Italia il consumo di uova ha raggiunto i 13 miliardi di pezzi all’anno, cioè una media di 215 uova a testa, quasi interamente Made in Italy. L’uovo è diventato simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente nel 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse tante uova dipinte e distribuite al popolo. Ma i persiani già cinquemila anni fa festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova “portabene” contro pestilenze e carestie.

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