Inflazione, Coldiretti Toscana lancia l’allarme

L’Italia versa in una difficile situazione socio-economica, con una lunga crisi seguita da due anni di pandemia e ora il conflitto in Ucraina. Ora ci si mette anche l’inflazione a mettere in difficoltà le famiglie, con i prezzi dei beni alimentari che secondo i dati Istat sono schizzati del 4,6%. Non va meglio per quanto riguarda l’energia, con i costi che sono aumentati in modo sensibile. Questo si ripercuote sui consumatori: secondo Coldiretti Toscana, solo nella regione si contano 121mila persone in povertà assoluta, e la tendenza è in aumento.

“I compensi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non coprono nemmeno i costi di produzione, il balzo dei beni energetici si è trasferito a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche a causa di pratiche sleali”. Secondo Coldiretti, l’aumento dei costi energetici ha fatto lievitare le bollette dell’agricoltura di almeno 8 miliardi rispetto all’anno precedente, un valore che mette a rischio coltivazioni e allevamenti.

Crescono sia i prezzi dei beni alimentari lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%). In testa l’olio di semi con +19%, poi la verdura a +17%, burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%). In Italia l’85% delle merci è arrivata sugli scaffali viaggiando su strada, quindi l’aumento di benzina e gasolio ha avuto un effetto devastante. L’aumento dei costi riguarda l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione.

Coldiretti Toscana, per bocca del presidente regionale Fabrizio Filippi, rinnova l’appello ad intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. “Il nostro Paese deve puntare ad aumentare la produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

La ricetta di Coldiretti per non far chiudere stalle e aziende? Incentivare operazioni di ristrutturazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, dare sostegni per le filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia, fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori applicando il decreto sulle pratiche sleali. E poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica.

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