Mais alle stelle, allevamenti al collasso

Tractor preparing land for sowing

La situazione del comparto agricolo peggiora di giorno in giorno a causa dei rincari fuori controllo. Angelo Miano, allevatore di Lucera e associato CIA Agricoltori della Puglia, espone i dati drammatici: in soli tre giorni il prezzo del mais per nutrire il bestiame è passato da 35 a 60 Euro, mentre il farinaccio è salito da 12 a 30. Non va meglio per i mix di mangimi, il favino e il pisello proteico mentre gli integratori alimentari per il bestiame sono aumentati anche del 100%.

Con questi rincari, il settore che già con il Covid era in grave difficoltà si trova sull’orlo del collasso: le stalle potrebbero chiudere e il bestiame essere macellato per mancanza di nutrimento. Gli allevatori pugliesi si trovano in una condizione di drammatica difficoltà, posti di fronte al dilemma se chiudere o indebitarsi fino al collo per sostenere gli allevamenti. I danni sarebbero incalcolabili, con effetti irreversibili nella maggior parte dei casi.

Il comparto lattiero-caseario pugliese conta oltre duemila aziende con vacche e bufale e tremila con ovini e caprini da latte, prevalentemente nelle province di Bari e Taranto. Il numero di capi allevati è di circa 70mila bovini e 300mila ovicaprini. Se non si corre ai ripari, gli effetti della crisi si riverseranno sulle circa 200 unità di trasformazione e raccolta del latte in tutta la Puglia. Nella regione sono state prodotte 108.000 tonnellate di latte alimentare, il 4% del totale nazionale, più di mille tonnellate di burro e a quasi 40.000 di formaggi.

Intanto è scoppiata la cosiddetta guerra del grano. Mercoledì 9 marzo, alla Borsa Merci della Camera di Commercio di Foggia i produttori che avevano chiesto un aumento del prezzo del grano duro di 15 Euro a tonnellata, per poter rientrare dal vertiginoso aumento dei concimi, si sono visti bocciare la proposta. L’aumento concordato è stato di soli 5 Euro alla tonnellata e in questo modo, come ha detto Silvana Roberto, vicepresidente CIA Capitanata e membro della Commissione Unica Nazionale sul grano, “gli investimenti resteranno bloccati e i produttori di grano non riusciranno a rientrare almeno in parte dall’aumento folle di tutti i costi di produzione”.

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