Cerasoli, Angac: “Rappresentanze di categoria fanno il bello e il cattivo tempo”

Tre anni fa è nata l’Angac, l’Associazione nazionale gestori autonomi carburanti, per tutelare una categoria troppo spesso trascurata. A parlarne così è Franco Roberto Cerasoli, dirigente nazionale e responsabile dell’associazione per la Regione Lazio. “Lo scopo principale dell’Angac è dare dignità a questa categoria che con il tempo è stata trascurata, e oggi ne stiamo pagando le conseguenze. Le finalità sono trovare ed eliminare le criticità, sempre crescenti e che stanno portando molte gestioni al fallimento”.

L’Angac ha visto la luce in Sardegna dopo che ci si è accorti che mancava la liquidità nella categoria a causa dei rapporti con le compagnie petrolifere, non certo brillanti, e con le principali associazioni di categoria. “Una volta il prezzo era determinato dal ministero: io acquistavo il carburante, facevo il mio conto economico e determinavo a quanto vendere, sempre sotto al prezzo del dicastero. I prezzi erano congrui, abbiamo avuto soddisfazioni. Dall’oggi al domani le organizzazioni maggiormente rappresentative hanno ceduto il prezzo alle compagnie petrolifere: oggi il gestore non applica più un prezzo, e perciò per noi il caro carburante diventa un problema. Il nostro vero problema, però, è un altro: sono gli accordi collettivi che le organizzazioni sindacali firmano e che poi pretendono siano erga omnes. Parlo di Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figes Confcommercio. Oggi fanno tutto loro, concordano tutto loro. Noi però riteniamo questi accordi illegittimi perché non possono essere erga omnes se io non sono iscritto ad alcuna associazione. Molti di noi, infatti, sono usciti da queste sigle storiche”.

Cerasoli è fortemente critico verso le principali associazioni di categoria: “Noi seguiamo un percorso legale, siamo costretti ad anteporre le cause alle compagnie petrolifere alla contrattazione sindacale. Io dico che chi fa causa fa un atto eroico. Ma sono sempre di più i gestori delle pompe che si rivolgono agli avvocati. Nelle lettere che ci inviano, le compagnie parlano di violazione dell’accordo, che noi faremmo pagare più del prezzo massimo, un over price: ma io sto facendo esclusivamente un conto economico, non un over price. La battaglia è nostra, abbiamo iniziato a vincere le cause. Angac offre ai suoi associati una tutela legale molto forte. Siamo stati comunque costretti a mettere davanti a tutto le cause”. Aggiunge: “C’è un’altra clausola nel contratto firmato dalle rappresentanze di categoria: noi dobbiamo pagare una penale se vendiamo meno carburante rispetto al 2019”. Insomma, c’è una divisione piuttosto netta, una spaccatura con Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figes Confcommercio. E anche con le compagnie petrolifere.

Con gli autotrasportatori invece i rapporti sono ottimi: “Hanno tutti la fuel card, carte societarie, per rifornirsi. Non è un cliente fedelissimo l’autotrasportatore, ma quando viene carica centinaia di litri di gasolio, dunque i rapporti vanno benissimo”. Cerasoli dice ancora: “L’italiano paga tre tasse senza fiatare e una è l’accisa più Iva sui carburanti. Lo dica lei a Draghi di togliere gli oneri fiscali, una tassa che in realtà è per lo Stato. Ci stanno oscurando in tutto e per tutto, non ci fanno neanche partecipare ai tavoli per questo motivo”.

Conclude: “Ci sono tre tipi di contratto tra gestore e compagnia. Nel primo, quest’ultima è proprietaria del terreno e dell’autorizzazione; fa l’accordo con il gestore per il comodato d’uso gratuito 6+6 (dopo il dodicesimo anno, praticamente, la compagnia ti caccia). Nel secondo: io sono proprietario del terreno, mi accordo per metterci sopra la mia bandiera, la compagnia in questi casi pretende un contratto ventennale rinnovabile per altri 20 anni. Nel terzo caso, abbiamo erogatore e accettatore di pagamento, senza omino, molti pure senza pensilina: qui, naturalmente, le spese sono minori”.

Exit mobile version