Crisi in Ucraina, le sanzioni penalizzano le Marche

La guerra ormai aperta tra Ucraina e Russia e le sanzioni che l’Occidente ha deciso di adottare nei confronti di Putin rischiano di affossare l’economia delle Marche. La regione adriatica ha infatti rapporti molti stretti con la Russia e il sistema produttivo marchigiano sta già pagando un prezzo pesante per via dell’embargo deciso nel 2014, dopo l’annessione della Crimea. Per dare un’idea, nel 2013 le esportazioni marchigiane verso la Russia ammontavano a 724,8 milioni di Euro mentre alle fine del 2020 erano scese a 273,8 milioni, con un calo del 62,2%. L’export italiano, per fare un confronto, è sceso del 34,3%.

Il presidente Cna Marche Paolo Silenzi e il segretario Otello Gregorini mettono in guardia dagli effetti devastanti che le nuove sanzioni avranno sull’economia marchigiana, visto che “il sistema moda pesa per il 40,5% di tutto l’export verso il Paese di Putin e solo le calzature rappresentano il 33% di tutte le merci che mandiamo in Russia”. Si teme in particolare per il distretto calzaturiero di Fermo le cui esportazioni verso il paese di Putin arrivano al 7%, il quadruplo della media nazionale.
Le nuove sanzioni, estremamente aspre, sarebbero un disastro e metterebbero a rischio l’intero distretto, così come si temono conseguenze sul turismo russo verso la riviera Adriatica.

“Ci auguriamo” concludono Silenzi e Gregorini “che le ragioni della diplomazia prevalgono su quelle del conflitto armato e si ponga fine al più preso alla situazione di guerra in Ucraina in modo da diradare le nubi che si addensano sull’Europa e mettono a rischio oltre 70 anni di pace e di benessere”. Intanto sono calati anche gli scambi commerciali tra Italia e Russia: se nel 2013 assommavano a 10.771.687.585 Euro, nel 2020 erano scesi a 7.075.578.928. Per quanto riguarda le esportazioni marchigiane in Russia, prodotti petroliferi raffinati, di altre attività professionali, scientifiche e tecniche, estrazione di cave sono scesi a zero. Altri settori con cali drastici, oltre alla moda, sono attività manifatturiere (-62%) e legno, carta e stampa (-89,7%).

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