Confartigianato Emilia Romagna: Pil in recupero, regione davanti a tutti

Sono davanti a tutti le imprese dell’Emilia Romagna tra le regioni con maggior capacità di ripresa sui livelli del Pil pre-crisi. Il dato emerge dal XVIII report di Confartigianato, ‘Le tendenze a inizio 2022, tra rischi e opportunità’ . Tra il 2019 e il 2022, le previsioni di crescita del Pil in Emilia Romagna sono del +4,2 per cento, il prodotto interno lordo è trainato dalle esportazioni.

“Stiamo assistendo a una situazione paradossale. Da una parte si sono create grandi potenzialità di crescita. Basta guardare i dati di recupero del Pil in regione dopo la batosta della prima fase della pandemia, con il mondo imprenditoriale che si è attrezzato per assecondare al meglio questa ripresa, anche con importanti investimenti sul fronte dell’innovazione tecnologica e di sistema. Dall’altra troviamo le imperfezioni del modello economico internazionale, che si sono concretizzate con la riduzione delle materie prime e con un esorbitante aumenti del prezzo delle stesse, in particolare delle commodities energetiche, stanno rendendo vani tutti questi sforzi”, afferma Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna.

Vanno per la maggiore, all’estero, i prodotti moda, legno, arredo, metalli, alimentari e altra manifattura, che hanno superato i valori pre-pandemia dell’1,8 per cento, grazie ai mobili (+21,8 per cento), ai prodotti alimentari (+16,3 per cento), al legno (+14,5 per cento), ai metalli (+6,1 per cento) e beni delle altre manifatture come gioielli e occhiali (+2,6 per cento). Resta invece ancora preceduto da segno meno l’export dei prodotti moda made in Emilia-Romagna (-12%).

Ripartono anche le nuove iscrizioni di imprese, resta in sofferenza il turismo. Sul fronte del mercato del lavoro, l’evoluzione dei rapporti alle dipendenze recupera nel 2021 rispetto al 2020, attestandosi al +3,2 per cento. Continua a esserci il problema del reperimento di manodopera: a gennaio 2022 lo registrano il 41,1 per cento delle imprese, +3,8 per cento rispetto a gennaio 2020 (37,3 per cento).

“L’analisi del nostro Centro studi ci incoraggia ad operare sempre di più a livello politico, per chiedere un impegno forte del Governo ad affrontare la situazione che si è creata sul fronte internazionale, mettendo in campo tutte le energie e le relazioni necessarie, forti anche di una nuova stabilità politica dopo la riconferma di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Nello stesso tempo però occorre agire a livello strutturale, a cominciare dalle imperfezioni della bolletta energetica e sugli squilibri che fanno pagare alle piccole imprese costi per materie prime più alti anche di 3 o 4 volte quelli pagati dalle grandi imprese”, conclude il presidente Servadei.

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