Umbria, il calo demografico: -33 mila unità entro il 2030

L’Umbria alle prese con il calo demografico. La bassa fecondità, ma anche l’innalzarsi dell’età determineranno, come conseguenza, anche l’invecchiamento della popolazione. L’Aur fa sapere che, secondo le previsioni Istat, almeno fino al 2040 le nasce dovrebbero rimanere stabili sui 5 mila nati all’anno, per poi iniziare progressivamente a diminuire. I decessi, a loro volta, grazie al miglioramento delle speranze di vita, una volta superate le conseguenze della pandemia, rimarranno stabili nei prossimi due-tre decenni, ma poi cresceranno a causa proprio del progressivo invecchiamento della popolazione. Si ipotizza un saldo migratorio costante con valori di poco superiori alle 2 mila unità annue.

Nei prossimi due decenni, dunque, in Umbria il saldo demografico sarà negativo per 33 mila unità dal 2020 al 2030 e per 30 mila dal 2030 al 2040. I residenti passeranno dagli 870 mila agli 807 mila (-7,6 per cento). Nei 20 anni successivi, si arriverebbe a 700 mila residenti entro il 2063.

Non solo: entro il 2040 gli over 65 anni rappresenteranno il 36 per cento del totale, +10 per cento rispetto allo stato attuale. Il rapporto di dipendenza degli anziani, che misura il peso delle persone con più di 64 anni su quelle tra 15 e 64 anni, sarà soggetto a un aumento del 20 per cento (dal 46 per cento del 2020 al 67 per cento del 2040). La maggiore contrazione riguarderà le persone in età produttiva: rispetto al 2020, le oltre 530 mila persone in età 15-64 anni perderanno 100 mila unità entro il 2040 (-19 per cento) e altre 50 mila nei 10 anni successivi (-27 per cento). Ne risentirà il mercato del lavoro.

Tra il 2020 e il 2040 aumenterà il numero di persone sole (+20 per cento) e le famiglie senza figli (+10 per cento), si assottiglierà il contingente di famiglie con figli (-30 per cento).

Questi mutamenti hanno una ricaduta sociale importante in termini di struttura dei consumi familiari, di supporto domestico e sostegno economico tra le varie generazioni all’interno delle reti parentali e di partecipazione alla vita attiva delle persone anziane e sole.

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