La lavorazione di baccalà e stoccafisso entra a far parte dell’IPIC, il Patrimonio Culturale Immateriale Campano

Un’antica pratica è stata iscritta nell’IPIC, l’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano: si tratta della lavorazione dello Stoccafisso e del Baccalà che da oggi potrà godere di uno status di assoluto pregio. La candidatura, presentata lo scorso anno dal sindaco di Somma Vesuviana Salvatore Di Sarno, è stata accolta dalla regione e andrà a far compagnia alla Festa delle Lucerne e alla Festa della Montagna. I promotori hanno accolto la notizia con grande soddisfazione.

L’IPIC, recentemente istituito dalla Regione Campania, è sostanzialmente un catalogo del patrimonio culturale immateriale regionale e delle tradizioni collegate, in osservanza alla Convenzione UNESCO del 2003. Chi vuole essere inserito deve dimostrare che la tradizione abbia una storia di almeno cinquanta anni alle spalle e sia portatrice di valori sociali e culturali. Ne fanno parte rappresentazioni, espressioni, conoscenze, riti e momenti festivi collettivi.

Ma quali sono le modalità di lavorazione del baccalà e dello stoccafisso che sono state accolte nell’IPIC? Bisogna precisare che questi sono due prodotti diversi lavorati a partire dal merluzzo: il baccalà si ottiene tramite un processo di salatura di tre settimane mentre lo stoccafisso viene eviscerato e quindi essiccato all’aperto grazie al vento e al calore del sole, prima di essere reidratato. Per quanto riguarda le proprietà nutritive, il baccalà ha un alto valore proteico ed è privo di zuccheri, mentre lo stoccafisso possiede Omega 3, potassio e vitamine B.

Somma Vesuviana è il polo meridionale della trasformazione e commercializzazione del merluzzo, che giunge nel Mediterraneo dalle isole Lofoten e dall’Islanda. La tradizione ha avuto origine nel lontano sedicesimo secolo grazie all’ampliamento delle rotte marittime durante la Controriforma cattolica che vietò in consumo di carne durante le feste religiose. Somma si è dimostrata territorio favorevole per la vicina sorgente del fiume Sebeto, molto utile durante le operazioni di lavorazione.

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