Un mercato del lavoro che in Umbria si sta muovendo verso una vera politica attiva del lavoro: ben duemila soggetti parteciperanno ai percorsi previsti dall’Arpal regionale.

Il successo s’è visto subito, con duemila tra donne e uomini che hanno deciso di intraprendere i percorsi previsti dalle misure Re-Work, il programma di politica attiva finanziato dalla Regione Umbria con 10 milioni di euro a valere sulle risorse del Por Fse (Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo) 2014-2020 e attuato dall’Arpal Umbria, l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro: parteciperanno ai percorsi di politica attiva utilizzando il BUL, Buono Umbro per il Lavoro. Sono previste varie misure, sulla base di una accurata profilazione delle persone rispetto alle competenze possedute, alla loro distanza dal mercato del lavoro e al loro grado di occupabilità.
L’Assessore regionale allo Sviluppo economico e Politiche attive del lavoro Michele Fioroni, che ha fortemente voluto l’introduzione del programma Re-Work, dichiara “fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato, così come indirizzare le politiche attive e la formazione alla domanda delle imprese, solo così riusciremo a colmare il mismatch sempre più elevato nel nostro Paese, con l’Umbria che vuole fare la sua parte per raggiungere questo obiettivo virtuoso. Con la legge regionale approvata a luglio – evidenzia – abbiamo inserito tutti i presupposti per raggiungere questi obiettivi. Lo strumento è peraltro utile per la gestione delle crisi aziendali e per accompagnare i lavoratori in percorsi di outplacement”.
La misura si rivolge a NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione) tra i 18 e i 29 anni, percettori di NASPI (Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) o di mobilità in deroga per area di crisi complessa, ex lavoratori autonomi che hanno cessato la propria attività a seguito della pandemia da Covid-19, disoccupati/inoccupati iscritti alla Legge 68/99, disoccupati di lunga durata e cassintegrati di imprese con unità produttive localizzate in Umbria a forte rischio di disoccupazione.
Il 70% della platea dei presi in carico è nella provincia di Perugia e il restante 30% a Terni. Circa l’80% ha scelto di fruire delle misure previste dal BUL offerte dalle associazioni temporanee di impresa o di scopo (ATI o ATS) appositamente costituite dagli enti privati accreditati. Il 20% ha preferito continuare il percorso all’interno dei Centri per l’Impiego.

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