Rapporto sulle povertà in Umbria: il fenomeno sta diventando strutturale

In Umbria è elevato il numero di famiglie in povertà assoluta. Il dato emerge dal III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020, reso noto oggi nella sala conferenze del Museo diocesano e capitolare di Terni, alla presenza di Monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto – Norcia, presidente della Conferenza episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, di Monsignor Giuseppe Piemonte, vescovo di Terni – Narni – Amelia, di Marcello Rinaldi, delegato umbro per la Caritas, di Velia Sartoretti, volontaria della Caritas che ha elaborato i dati, e di Pierluigi Grasselli, economista.

La povertà ha una natura sempre più strutturale in Umbria. Nel 2020, i richiedenti sono stati in totale 3.516, 1.868 donne e 1.648 uomini. Gli stranieri a cui è stato concesso un aiuto sono stati 1.831. La pandemia ha peggiorato la situazione, come dimostrato da 782 nuove persone richiedenti aiuto e con una forte presenza di cittadini italiani. Tra i poveri ci sono i disoccupati (669), ma anche coloro che hanno un lavoro ma non ce la fanno ad arrivare a fine mese (585).

Su 7.830 richieste totali di aiuti, l’incidenza più elevata arriva dai bisogni strettamente collegati alla povertà, come i sussidi economici o altre tipologie di beni e servizi (35.9 per cento), la richiesta di un lavoro (29,1 per cento), bisogni legati alla famiglia (8,7 per cento), alla casa (8,2 per cento), all’immigrazione (5,5 per cento) e alla salute (4,6 per cento). Tanti interventi diversi, come si può capire. Tra i problemi, 1.771 assistiti hanno quello dell’affitto, per 984 richiedenti la presenza di figli minori conviventi.

Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4.472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2.897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali.

Spesso le Caritas diocesane operano in rete con altri soggetti, privati e pubblici. Boccardo, Piemontese e Grasselli, nei loro interventi, hanno sottolineato la necessità per l’Umbria di superare i campanilismi.

Monsignor Boccardo in particolare ha detto: “Dietro i numeri che oggi presentiamo ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi”.

Grasselli ha auspicato “una pluralità di politiche, da coordinare, per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti. Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di “welfare responsabile”, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale”.

Il rapporto completo sulla povertà, suddiviso nelle diverse diocesi, si può consultare a questo link:
http://www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/poverta/index.html.

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