Friuli Venezia Giulia: attesa forte crescita nel 2021

L’Ufficio statistica della Direzione generale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha presentato le previsioni economiche dell’Istituto Prometeia. Si parte dalla situazione internazionale e nazionale, con l’economia mondiale che continua a crescere (+6,1 per cento la stima per il 2021), anche se la crisi non è ancora del tutto alle spalle. La ripresa vede davanti a tutti la Cina (+8,7 per cento la crescita stimata del Pil nel 2021), con la produzione industriale che è già tornata ai livelli precedenti alla crisi. Negli Stati Uniti siamo al +6,7 per cento previsto per il 2021 grazie all’accelerata del Pil nei primi tre mesi dell’anno, alla crescita degli investimenti e ai consumi che si sono rafforzati. Va meglio anche il mercato del lavoro. C’è un aumento temporaneo dell’inflazione.

Nell’Uem assistiamo a una leggera flessione dell’economia nel primo trimestre, dovuta alle restrizioni per arginare i contagi. La ripresa risulta incerta (+4,3 per cento). In Spagna si stima una crescita del Pil del 5,6 per cento grazie al turismo, in Francia del 5,2 per cento, in Germania del 3,2 per cento. In Italia siamo solo al +0,1 per cento, ma con buoni risultati che arrivano da industria e investimenti. Più lento a risalire il terziario. Il Pil, nel 2021, è stimato a +5,3 per cento grazie all’arrivo dei fondi europei. Gli investimenti dovrebbero aumentare del 15,3 per cento e mantenere una crescita sostenuta anche nel prossimo biennio. Si prevede un recupero dei consumi delle famiglie, grazie alla crescita del reddito disponibile. I consumi privati sono stimati al +3,6 per cento, ma resterà alta la propensione al risparmio. Le esportazioni cresceranno del 12,9 per cento, la importazioni del 17,7 per cento, l’occupazione del 5,4 per cento, per poi rallentare nel prossimo biennio.

Passiamo a parlare del Friuli Venezia Giulia, che nel 2020 ha subito una decrescita del 9,2 per cento. Alla fine dello scorso anno, il valore corrente del Pil si è fermato a 35,7 miliardi di euro, perdendone tre rispetto a dodici mesi prima. Buone notizie per il 2021: il Friuli Venezia Giulia, dopo Emilia Romagna e Veneto, sarà la regione con la più alta crescita, +5,8 per cento, e per il 2022 si attende un aumento del 3,9 per cento, che permetterà all’economia regionale di avvicinarsi ai livelli pre-crisi.

Nell’anno in corso in Friuli Venezia Giulia si dovrebbe registrare un incremento della spesa per consumi delle famiglie del +3,9%, seguito da un +6,5% nel 2022 grazie al recupero dei redditi. Tuttavia, i consumi privati, dopo la caduta del 12,0% (-2,9 miliardi di euro) registrata nel 2020, non torneranno ai livelli pre-crisi prima del 2023. Gli investimenti fissi lordi, che nel corso del 2020 si sono ridotti del 7,3% (la variazione meno negativa tra le regioni italiane, -531 milioni di euro), registreranno un forte recupero pari al 16,4%, tra i più consistenti a livello nazionale, superando ampiamente i valori del 2019. Anche i risultati dell’export nel 2020 sono stati meno negativi di quelli nazionali, con una contrazione del 7,5% (-1,2 miliardi); la ripresa è prevista pari all’11,6% nel 2021 (+2,1 miliardi) a cui seguirà un +4,9% nel 2022. Le importazioni hanno registrato una caduta del 10,9% nel 2020 (-1,2 miliardi) e sono stimate in crescita del 19,0% nell’anno in corso (+2,0 miliardi) e del 9,2% nel prossimo. La flessione del valore aggiunto regionale stimata per il 2020, -9,0%, corrisponde ad una perdita di 2,5 miliardi di euro correnti; nel corso del 2021 il recupero sarà del 6,0% (+2,1 mld) e nel 2022 un +4,0% farà superare al valore aggiunto i livelli pre-crisi.

L’industria in senso stretto, dopo aver perso il 10,5% (-580 milioni di euro correnti), registrerà un recupero di pari misura nel 2021, mentre nel prossimo biennio il ritmo di crescita si manterrà sopra il 3%. Le costruzioni, stimate in calo del 6,8% nel 2020 (-87 milioni), recupereranno il 17,3% e manterranno nel biennio successivo una crescita superiore al 6%. Ingenti sono state le perdite nei servizi, -8,2%, pari a -1,7 miliardi di euro correnti, e nel 2021 il recupero sarà del 3,7%, in leggera accelerazione nel 2022, +4,2%. Sul fronte dell’occupazione, nel 2020 nalla regione si sono perse 43 mila unità di lavoro totali, pari al -8,5%, la variazione meno negativa tra le regioni italiane. In particolare, nei servizi le unità si sono ridotte del 9,4% (quasi 34 mila unità), nell’industria del 3,6% (3,7 mila), nell’edilizia del 9,1% (2,7 mila), nell’agricoltura del 14,6% (3 mila). Il pieno recupero avverrà solo nel 2022, nel corso del 2021 le unità di lavoro incrementeranno in tutti i comparti ma nei servizi non abbastanza da tornare ai livelli pre-crisi. Forte sarà il recupero nell’edilizia (+24,5%, pari a 6,6 mila unità) e nell’agricoltura (+24,3%, oltre 4 mila unità) e buono quello nell’industria (+4,7%, pari a circa 4.600 unità).

Il tasso di occupazione, calcolato sulla popolazione totale, in Friuli Venezia Giulia, è stimato a fine 2020 al 42,4%, scenderà al 42,0% nell’anno in corso per tornare a risalire dall’anno prossimo (42,5%). La disoccupazione salirà dal 5,8% al 7,3% nel 2021 e si manterrà sugli stessi livelli anche nel prossimo anno. Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali in Friuli ha registrato, secondo le stime, una flessione dell’1,3% nel 2020, la variazione più contenuta tra le regioni italiane. Il recupero sarà del 3,5% nell’anno in corso, leggermente superiore alla media nazionale, a cui seguirà un +1,1% nel 2022.

Dalle previsioni economiche provinciali emerge che il valore aggiunto si è contratto ovunque l’anno passato, con un’intensità che varia dal -7,6% di Trieste al -9,5% di Udine. Le differenze territoriali sono abbastanza contenute nel terziario, dal -7,2% di Trieste al -8,7% di Udine, e nell’industria in senso stretto, dal -9,3% di Pordenone al -11,7% di Udine. Per quanto riguarda le costruzioni ha sofferto di più l’Isontino (-8,2%) e meno l’area triestina (-4,0%). In ambito agricolo il valore aggiunto ha perso il 23,6% nella provincia di Gorizia ed il 17,5% a Trieste. In termini assoluti la provincia di Udine avrebbe perso nel corso del 2020 1,2 miliardi di euro correnti, Pordenone circa 630 milioni, Trieste 455 milioni e Gorizia 253 milioni. Il recupero nell’anno in corso oscillerà tra il +5,7% delle province di Udine e Trieste ed il +6,7% di quella di Pordenone. Tutti i territori torneranno ai livelli di valore aggiunto pre-crisi dal 2022, anno in cui si registrerà una crescita nelle province compresa tra il +3,8% di Udine e il +4,5% di Trieste. Udine e Pordenone nel 2020 hanno subito i contraccolpi della frenata del commercio mondiale: l’export avrebbe perso rispettivamente il 13,5% e il 10,5%, risentendo in particolare delle contrazioni nei settori del mobile, della siderurgia e della meccanica. Le esportazioni dell’Isontino sono rimaste stazionarie, grazie al settore della cantieristica che ha bilanciato il calo del commercio di mobili e di prodotti in metallo. Nella provincia di Trieste, al contrario delle altre, il trend è positivo: l’export è incrementato del 3,1% nel 2020, trainato dal buon andamento del commercio di apparecchiature per le telecomunicazioni. Nell’anno in corso tutti i territori tranne l’area del capoluogo regionale registreranno variazioni positive, in particolare la provincia di Pordenone (+36,0%) e di Udine e riusciranno a recuperare completamente le perdite del 2020. Si prevede un trend positivo generalizzato anche nel prossimo biennio.

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