In piena era digitale i rischi informatici rappresentano l’insidia maggiormente percepita a livello globale. L’Italia risulta persino essere nella ‘top ten’ dei Paesi al mondo per numero totale di cryptolocker e ransomware. L’aumento dell’uso di devices e di internet risulta essere direttamente proporzionale agli attacchi informatici in grado di produrre danni ai sistemi.
“Siamo di fronte ad una ‘guerra informatica’, dove ci si trova a dover fare i conti con un genere di ‘armi’ che riservano capacità di azioni chirurgiche di estrema precisione. Negli ultimi anni la situazione è diventata ancora più drammatica”, introduce Vanessa Carlotto, amministratrice della Cyberati. “A causa dell’emergenza sanitaria, le aziende di tutto il mondo hanno accelerato la corsa alla trasformazione digitale, scegliendo spesso sistemi non adeguati per la sicurezza informatica aziendale. Nel 2020, gli attacchi dei pirati informatici con richiesta di riscatto hanno registrato un aumento, in ambito di cybercrime, di oltre il 40%, un dato assolutamente allarmante. Ai sensi del decreto legislativo 2016/679 in Italia, ma anche in Europa – aggiunge – le imprese e le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad adottare sistemi minimi di protezione che garantiscano l’assenza di data breach. Attraverso i propri adeguamenti la Cyberati, non solo garantisce l’assenza di data breach, ma anche la business continuity”.
A quanto pare, oggi, furti e rapine non avvengono più facendo saltare il caveau di una banca, tutto si svolge in maniera più subdola, spesso sotto i nostri stessi occhi e senza che ce ne rendiamo conto. Gli hacker si introducono fraudolentemente nei sistemi, rubando l’identità digitale, mettendo sotto scacco l’intero circuito informatico con la successiva richiesta di riscatto. In realtà, una volta pagata la somma, non sempre si ritorna in possesso dei propri dati. Inoltre, pagando si alimentano sia un’organizzazione che un business criminale. Per questo non si dovrebbe mai scendere a compromesso.
“Il Cyber Risk è il rischio connesso al trattamento delle informazioni del sistema informatico di un’impresa – banche dati, hardware, software – che vengono violate, rubate o cancellate a causa spesso di azioni dolose”, spiega Arturo Tucci, Cyber Security Manager con certificazioni CompTia A+, Microsoft MCSE, oltre che CTO (Chief Technology Officer) della Cyberati. “L’allegato a un’email o una chiavetta USB, posizionati nel luogo giusto, possono mettere a repentaglio un’intera azienda, finanche la sicurezza di una nazione. Tutti i file presenti in memoria, vengono criptati e resi illeggibili – prosegue – la chiave per decriptare le informazioni, infatti, è nelle mani dell’hacker, che la consegnerà, forse, solamente dietro il pagamento di un riscatto. Un’estorsione in piena regola, seppur digitale. Siamo portati a pensare che sia un evento che non ci riguarderà mai, purtroppo però non è così. Gli attacchi informatici, in particolare i ransomware, sono aumentati negli anni provocando ingenti danni sia a singoli utenti che ad intere aziende e non solo”.
Cyberati opera nella piena consapevolezza di quanto questi attacchi malware siano dannosi per imprese, enti e organizzazioni. La mission aziendale è proprio quella di intervenire tempestivamente per sconfiggerli, restituendo dati e operatività, e creando contestualmente le opportune protezioni a monte per eventuali futuri attacchi.
Grazie al suo know-how nel settore e alla conoscenza dei codici malevoli, Cyberati offre sia le migliori armi di difesa sia le capacità per usarle, è il perfetto alleato che consente di sfruttare i vantaggi della digital transformation, eliminando ogni rischio.
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