Cna Cinema Abruzzo invoca la creazione di una Film Commission per aiutare le produzioni

Il cinema diverte, commuove, fa sognare ma fa anche fatturare. L’Abruzzo storicamente è sempre stata terra fertile per i film grazie ai suoi paesaggi incontaminati: Campo Imperatore fu usata per gli esterni di “Lo chiamavano Trinità” mentre Rocca Calascio è presente in capolavori come “Lady Hawke, “Il nome della Rosa” e il più recente “Il racconto dei racconti – Tale of Tales” del 2015. Eppure, da qualche tempo il feeling tra la regione e la settima arte sembra essersi incrinato.

Ha fatto molto discutere il caso de “L’Arminuta” di Giuseppe Bonito, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio le cui riprese non hanno potuto avere luogo in Abruzzo perché la Film Commission regionale esiste solo sulla carta e non è operativa. Si tratta indubbiamente di un’occasione persa per agganciare la ripresa economica post Covid visto che il cinema è sempre stato un efficace volano per trainare turismo e investimenti. Invece, all’ombra del Gran Sasso, tutto sembra tacere.

Cna Cinema Abruzzo, presente anche al “Mia Market Festival”, ha deciso di protestare apertamente contro uno stato di cose che sembra tanto dannoso quanto inspiegabile. Ha quindi provveduto a consegnare alla regione un documento ufficiale in cui si invitano le istituzioni a sostenere le produzioni locali e internazionali a girare in Abruzzo dando finalmente attuazione a una struttura efficiente ed effettiva in grado di agire nella formazione professionale e nel coordinamento dei soggetti coinvolti nel cinema. Il suo presidente Stefano Chiavarini ha ricordato “la realtà di autori, registi, sceneggiatori, montatori, fonici, scenografi, costumisti e truccatori troppo spesso ignorata dalle istituzioni”.

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