Umbria: quanto conta il livello di istruzione

Il livello di istruzione di un Paese viene dato dalla quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di un titolo di studio secondario superiore. Secondo l’Istat, nel 2020 in Italia questa quota è del 62,9 per cento (+0,7 per cento sul 2019), decisamente al di sotto di quello dell’Ue 27 (79 per cento) e di alcuni tra i più grandi Paesi dell’Unione. Nel nostro Paese, è molto bassa anche la quota dei 25-64enni con titolo di studio terziario (20,1 per cento contro la media Ue 27 del 32,8 per cento).

In Umbria, fa sapere l’Aur, il livello d’istruzione da decenni è superiore a quello medio nazionale. Nel 2004, diplomati e laureati nella fascia d’età 25-64 anni erano il 56,9 per cento contro il 48,2 per cento italiano. Nel 2020 siamo saliti al 71,6 per cento, comunque al di sotto della media europea, ma nove punti percentuali al di sopra di quella italiana.

Sono le donne quelle che ottengono maggiormente l’istruzione terziaria. Nel 2020, i maschi con diploma sono il 50,9 per cento, le femmine il 46,2 per cento; ma le laureate femmine sono il 27,7 per cento contro il 18,4 per cento dei maschi. La differenza è superiore a quella osservata in ambito nazionale (di sei punti percentuali).

Nel 2020, il 24,1 per cento dei laureati a Perugia ha conseguito un titolo nelle aree cosiddette Stem (Science, Technlogy, Engineering and Mathematics), percentuale inferiore rispetto al 26,7 per cento del 2015 e di tre punti sotto quella media italiana. Il livello di istruzione ha un suo valore per l’inserimento nel mondo del lavoro. Nel 2020, in Umbria, il tasso di occupazione delle persone che hanno raggiunto il titolo terziario è del 70 per cento, 23,4 punti percentuali più elevato di quello complessivo. In Italia la differenza è del 25,4 per cento. Le donne che raggiungono il titolo terziario, nel 2020, hanno un tasso di occupazione di quasi 29 punti maggiore rispetto a quello medio della popolazione dello stesso sesso, tra gli uomini la differenza è di 18 punti.

Tra il 2004 e il 2020, il vantaggio occupazionale in chi ha un’istruzione alta ha avuto un decremento, soprattutto tra le donne. Ha risentito della crisi del debito sovrano (2011-2012), senza più riprendersi.

In conclusione, se è vero che in Umbria ci sono più diplomati e laureati che nel resto d’Italia, è altrettanto certo che questi non ricevono un maggiore premio dell’istruzione perché le loro possibilità di occupazione sono le stesse della media nazionale. Non solo: il vantaggio occupazionale si è ridotto nel tempo.

Si può investire ulteriormente nell’università locale, in particolare nei corsi scientifici e tecnologici. E investendo maggiormente nei settori ad alta produttività. Altrimenti, il capitale umano locale potenziale andrà da un’altra parte, in un’altra regione o nazione a cercare fortuna.

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