Il cambio di proprietà all’Ast di Terni: speranze e timori per una reindustrializzazione della Conca Ternana. L’assemblea legislativa è scesa in città per parlarne con istituzione e sindacati. Prevale l’ottimismo.

Incontro molto atteso quello di stamattina 8 ottobre per palare della grande acciaieria ternana, per parlare dell’Ast che è finita nella disponibilità dell’industriale Arvedi. La presidente Donatella Tesei ha tenuto personalmente, insieme al suo esecutivo ed alla Assemblea Legislativa, ad indicare le speranze, i timori e la strada da fare perché questo cambio di proprietà si trasformi in una vera e propria opportunità di rilancio. La conferenza nel titolo già diceva tutto: “Il futuro di Ast e lo sviluppo industriale ed occupazionale della conca ternana”.

Dopo gli interventi della presidente della Regione Umbria, degli assessori regionali allo Sviluppo economico e alle infrastrutture hanno preso la parola i rappresentanti delle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fim Cisl, Fiom Cgil, Fismic Confsal Terni, Rsu Fiom Cgil, Rsu Fim Cisl, Ugl
metalmeccanici, Rsu Fismic) e datoriali (Confindustria Terni, Confartigianato Terni, Cna Umbria, Confapi Pmi Umbria, Federmanager Terni).

Dagli interventi è emerso un sostanziale apprezzamento per la scelta di Arvedi come possibile acquirente di Ast, che apre a possibili grandi potenzialità per una realtà produttiva strategica per l’Umbria e per Terni, anche perché l’indotto di Ast costituisce un elemento fondamentale per il territorio, creando un valore aggiunto che non può essere perso. Da tutti è stata sottolineata la necessità di salvaguardare produzioni e posti
di lavoro. Ma da più parti è stato rilevato come le fasi del processo di vendita di Ast abbiano generato preoccupazione anche per la mancanza di
chiarezza. In più interventi è stato sottolineata la necessità di un confronto con il Governo anche per verificare l’accordo ponte, il piano industriale e il mantenimento dei livelli occupazionali.

Particolare attenzione è stata data al problema della trasparenza e della sorveglianza di questo periodo di transizione, visto che l’accordo ponte è
scaduto e si è in attesa del pronunciamento dell’antitrust europeo. Decisione che da molti viene vista come possibile fonte di preoccupazione per
la tenuta di Ast nella sua interezza. Da tenere sotto controllo sarebbe anche il problema dell’antitrust italiana rispetto alla filiera del tubo. Viene ritenuto necessario il mantenimento di Ast come azienda autonoma per tutelare l’indipendenza decisionale del sito. Andrebbero poi tenute in considerazione le specificità degli acciai speciali all’interno del piano nazionale della siderurgia.

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