Italia: quanto vale la filiera agroalimentare

Banco frutta

Il cibo vale ormai il 25 per cento del Pil ed è la prima ricchezza del Paese con 538 miliardi di euro per quel che riguarda l’intera filiera agroalimentare. Sono 4 milioni i lavoratori, impegnati in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, più di 330 mila ristoranti e 230 mila punti vendita al dettaglio.

I numeri sono stati elencati da Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. Il Made in Italy ha fatto segnare anche il record nelle esportazioni, +11,2 per cento nel primo semestre dell’anno, per il 2021 l’obiettivo è arrivare intorno ai 50 miliardi di euro di export alimentare.

I Paesi che più beneficiano delle leccornie nostrane sono gli Stati Uniti (+18,4 per cento), la Germania (+6,8 per cento), la Francia (+6,7 per cento). Subito fuori dal podio c’è la Gran Bretagna, che ha dovuto fare i conti con la Brexit e che ha perso il 4,6 per cento. Il mercato russo è salito del 16,5 per cento, quello cinese del 57,7 per cento.

“L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia. Per questo abbiamo elaborato e proposto progetti concreti nel Pnrr, per favorire l’autosufficienza alimentare e per una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale con la creazione di un milione di posti di lavoro green entro i prossimi dieci anni” ha detto ancora Prandini, sottolineando che “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia made in Italy serve però agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del Paese, ma anche con il resto del mondo. Una mancanza che ogni anno rappresenta un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della bolletta logistica legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”.

Il covid ha fatto emergere maggiore consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e di sicurezza. L’Italia conta su 504 varietà iscritte al registro viti e 533 varietà di olive. È il primo produttore Ue di riso, grano duro, vino e di molte verdure e ortaggi. Primeggia per la produzione di numerosi frutti. Si tratta di un patrimonio minacciato dalle imitazioni internazionali: “Servono sistemi di etichettatura trasparenti sull’origine delle materie prime e che non siano ingannevoli e, nello stesso tempo, non possiamo pensare a un modello dove vi sia spazio per l’artificio e i cibi sintetici, dove si assista alla concentrazione eccessiva dei fattori produttivi, dove prevalga l’interesse particolare delle grandi multinazionali che spingono per l’omologazione di un modello in sostanza dove il cibo sia sempre una commodity”.

Chiude Prandini: “Con la nostra idea di filiera sostenibile vogliamo affrontare il futuro non solo creando valore economico, ma guardando anche alla sua distribuzione e alla capacità di restituire valori positivi, sotto il profilo ambientale, sociale e territoriale”.

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