Candido, Federazione vini Confagricoltura Puglia: “Primitivo il nostro ‘marchio’ internazionale”

Nella torrida Puglia di questi giorni continua a spopolare un vino, ormai internazionale: parliamo del Primitivo. Il merito? Di tanti fattori, primo tra tutti il clima. A spiegarlo bene è Sandro Candido, presidente della Federazione vini di Confagricoltura Puglia. “Io provo un grande piacere a vivere qui perché la nostra situazione è irriproducibile: tra mare e mare ci sono appena 30 chilometri, abbiamo brezze costanti anche quando fa molto caldo, c’è un movimento continuo di aria”. E ancora: “Noi abbiamo fatto solo cinque trattamenti sull’uva, usando solfati di rame e zolfo. Il biologico è quasi naturale da noi. È una grande fortuna vivere in una regione con escursioni termiche importanti: da 38 gradi di giorno a 22-23 gradi di notte”.

Che la produzione di vino sia fondamentale in questa regione lo dimostra anche la nuova legge sull’enoturismo: “C’era già la legge nazionale, ma abbiamo voluto farne una regionale. Così cerchiamo di dare la possibilità a tutti di lavorare in tranquillità e legalmente. Cinquanta anni non si faceva enoturismo, oggi siamo proiettati verso questa realtà. Il turismo si è incrementato nel tempo, arrivano in particolare dal Nord Europa alla ricerca di due cose che da loro non ci sono: la vite e l’ulivo. Vogliono scoprire come si fa la produzione”.

La pandemia pare non avere toccato questo settore a Bari e negli altri capoluoghi di provincia pugliesi: “Alcune regioni hanno avuto rimanenze, non abbiamo più neanche un litro di Primitivo. Che va fortissimo all’estero: sulle tavole oltre confine trovi il Prosecco e il Primitivo. Anche il Negramaro va via con facilità. Quali Paesi esportano più facilmente il nostro vino? Guardi, glielo dico sinceramente, va in tutto il mondo”.

In Puglia sta avvenendo un altro evento importante nel settore vitivinicolo: “C’è un fortissimo movimento di aggregazione tra aziende, da fine 2019 – inizio 2020. E’ logico che accada, nel momento in cui dobbiamo parlare di riduzione dei prezzi nella commercializzazione, è inutile avere tanti buyer. In un anno e mezzo si è modificata la percentuale nella commercializzazione: se prima della pandemia era 60 a 40 per l’Horeca rispetto alla Gdo, ora la situazione si è capovolta. Ristoranti ed enoteche oggi tendono a fare poco magazzino, si è incentivata la nascita di piccoli distributori. Il mondo sta cambiando nella distribuzione e nell’acquisto, anche da parte del privato. Si è incrementato l’e-commerce. Diciamo che questi cambiamenti nel tempo sarebbero avvenuti, ma il covid ha velocizzato la trasformazione. Le aggregazioni, però, non significano che si perda la propria identità: quella rimane sempre. Il cliente resta affezionato alla sua bottiglia di vino. Si vanno riducendo i costi, senza che questo debba però comportare la riduzione del personale: questo non deve accadere”.

Oggi in Puglia si producono 250 milioni di botti di vino, di 240 milioni sono i consumi. “Il Primitivo a 14-15 gradi è diverso da quello da 13,5 gradi. E ovviamente hanno anche costi diversi. C’è chi beve quello da 3 euro e mezzo e chi quello da 12 euro, con packaging adeguato. Per arrivare a diventare internazionali abbiamo dovuto lottare tanto e dobbiamo continuare a farlo, guai a non portare i nostri vini in giro per il mondo”.

Sul tavolo, a proposito di torrida Puglia, resta un problema: “Il caldo, la siccità. Fino a un mese fa l’anno agricolo non si poneva così, poi è cambiato tutto. A livello fitosanitario le uve non hanno alcun problema, comunque, ma inizieremo a vendemmiare con ritardo rispetto agli anni scorsi, intorno al 23-24 agosto. Le piante sono stressate, questo è davvero l’unico vero problema che dobbiamo affrontare in questa annata anomala”.

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