Agabiti, Coldiretti Umbria: “Cinghiali, più misure per contenerne l’espansione”

Coldiretti Umbria è impegnata in particolare su due fronti in questi mesi: i cambiamenti climatici e l’invasione dei cinghiali nella regione. Ne parliamo con il presidente, Albano Agabiti. “Il clima è cambiato, non piove spesso, le piogge sono molto concentrate in alcuni periodi dell’anno, e quando sono battenti non riescono ad avere effetti su terreni che non riescono a tenere tutta l’acqua. In più abbiamo il problema della siccità”. Da qui la proposta di Coldiretti: “Creare migliaia di laghetti collinari, per raccogliere l’acqua piovana, che avrebbero molteplici scopi: evitare disastri a valle, l’acqua potrebbe essere riutilizzata nei periodi di siccità e si potrebbe produrre energia”. Sul progetto si lavora da anni: “Ora, con le risorse del Pnrr, speriamo di poterlo mettere in essere. Vogliamo dare una svolta green. Come Coldiretti puntiamo molto su questo”.

Un problema ancora più grande, per l’Umbria e non solo, è quello dei cinghiali: “Sono costantemente in crescita. Fino a 30-40 anni fa esistevano solo in Maremma, oggi li ritroviamo in Umbria come in Trentino. E sono molto grossi: c’è stato pochi giorni fa il record di un cinghiale abbattuto a Montecastrilli, di oltre 200 chili. Ogni femmina fa cucciolate da dieci, e ci sono due tre cucciolate l’anno. In questo modo, diventano incontenibili. Creano danni alle coltivazioni, portano a incidenti stradali e trasmettono la peste suina: un’epidemia metterebbe a repentaglio una delle nostre specialità caratteristiche, la produzione di derivati del suino”.

C’è una soluzione: “Riportare la specie agli equilibri naturali, con una presenza minimale in Umbria. Dal 2009 non si fa una stima del numero di cinghiali presenti nella nostra regione, ma se allora erano 40 mila, ora possiamo pensare che si siano almeno raddoppiati. Sono di più degli animali allevati. Ci vogliono più azioni, non solo i cacciatori, che tra l’altro sono in continua diminuzione. Ci vogliono altre misure: le catture, utilizzare la possibilità di fare una filiera tracciata per mettere questi animali in commercio. Con la Regione ci stiamo lavorando, finalmente abbiamo un ulteriore regolamento sulla caccia di selezione (11 mesi all’anno); a settembre dovremmo avere anche una filiera tracciata per avere un percorso commerciale dei cinghiali in esubero oltre a quelli utilizzati dai cacciatori. Quest’ultima è una promessa dell’assessore”.

Continua Agabiti: “Tra Terni e Perugia i parchi pubblici sono invasi dai cinghiali, con rischi anche per i bambini. Noi abbiamo lanciato una piattaforma per contenere la specie ed è stata già sottoscritta da 52 consigli comunali e altri la stanno sottoscrivendo. Non era mai successo nella storia che un manifesto venisse così votato”. La pandemia ha peggiorato la situazione: “Non c’è stata pressione umana sui territori, è stata ridotta l’attività venatoria, in particolare la caccia di contenimento, e così c’è stata l’espansione dei cinghiali dappertutto. Bisogna rilevare che nei boschi umbri è anche aumentata la presenza dei lupi, che sta cacciando i cinghiali da queste zone portandoli in pianura e in campagna. Un cinghiale adulto, infatti, non ha paura del lupo che, però, può mangiarsi i piccoli”. Conclude il presidente di Coldiretti: “I danni da cinghiale sono quasi raddoppiati, parlo di quelli indennizzabili, nel 2020. E nel 2021 sarà ancora peggio se le misure messe in campo non saranno messe in atto. Ogni due cinghiali femmine in più, ne abbiamo altri 20: in qualche modo bisogna riportare all’alveo naturale questa specie. Non chiediamo di più, non chiediamo altro”.

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