Smart working nel settore del credito: Toscana, si lavora di più e si abbattono i costi

Per le aziende è una possibilità di abbattere moltissimo i costi, per chi lo fa c’è il rischio di vedere svanire il confine tra tempo di vita e di lavoro. È lo smart working, sbocciato in epoca di covid e che ora pare essere l’ultima tendenza. Per le aziende, i vantaggi sono molteplici: il lavoratore finisce per lavorare di più nello stesso arco di tempo, spesso e volentieri sfora anche l’orario di lavoro.

Se prima della pandemia, lo smart working era stato usato poco e in modo disfunzionale in alcune imprese, visto addirittura come qualcosa di fastidioso dalle direzioni, ora queste vedono il lavoro agile come una possibilità di ristrutturazione, controllo e abbattimento dei costi. Dalle risposte ricevute nella ricerca ‘Remote working class – 41 storie di lavoro da remoto’, realizzata da Pippo Russo, professore del dipartimento di Sociologia dell’Università di Firenze, emergono diversi pareri. “Con lo smart working sono rinata”, ‘E’ una fregatura, e ho pure problemi di connessione dove abito”, “A casa ci si concentra meglio”, “Manca il confronto diretto coi colleghi per risolvere le questioni sul lavoro”, “Non si stacca mai, mi capita di leggere mail dei colleghi a orari improponibili”.

La ricerca è basata su 45 ore di interviste a lavoratori e lavoratrici senesi nel settore finanziario e dei servizi al credito. L’indagine era stata commissionata da Fisac Cgil Toscana e Fisac Cgil Siena. È stata presentata in diretta streaming sul sito e sulla pagina Facebook di Fisac Cgil Toscana. “Si tratta della prima indagine che indaga condizioni, stato d’animo, sentimenti in un settore in cui il lavoro a distanza ha impattato con forza maggiore rispetto ad altri, non limitandosi alla semplice somministrazione di questionari a distanza, ma interagendo con lunghe interviste con i diretti interessati – ha detto Daniele Quiriconi, segretario generale di Fisac Cgil Toscana – Emergono, insieme ai vantaggi, i limiti, le paure, i rischi e le insofferenze per una situazione determinata da forza maggiore, ma che può essere il preludio ad un profondo cambiamento delle condizioni di lavoro, della sua organizzazione, del modello di contrattazione. E questo è il compito del sindacato: contrattare il lavoro da remoto con le imprese”.

Ha aggiunto Fabio Seggiani, segretario generale Cgil Siena: “Dato che nel post-pandemia questa modalità lavorativa continuerà ad essere applicata, è assolutamente necessario considerare anche le ricadute che il lavoro da remoto ha sull’intera economia di un territorio come quello di Siena, a partire dalle ripercussioni sui lavoratori e sulle lavoratrici che operano nel settore dei servizi e degli appalti”.

Alla presentazione della ricerca sono intervenuti, oltre a Quiriconi, Seggiani e Russo, Alessandro Lotti (segretario generale Fisac CGIL Siena), Cristina Pascucci (segreteria Fisac CGIL Toscana), Gabriele Poeta Paccati (segretario generale Fisac CGIL Lombardia), Emilia Razzolini (lavoratrice MPS), Chiara Canton (segreteria nazionale Fisac CGIL).

L’intervista si è basata su quattro domande: 1) Definizione generale dello SW (smart working) e sua percezione, sia individuale che condivisa fra colleghe/i; 2) Impatto economico dello SW sulla vita personale; 3) Rapporto col sindacato e suo funzionamento durante il periodo della pandemia; 4) Nuovo equilibrio fra tempo di lavoro e tempo di vita in conseguenza dei diversi cicli di confinamento e dell’accesso allo SW.

Sono state 41 le interviste realizzate, a 22 donne e 19 uomini, classi di nascita dal 1959 al 1989. Le aziende coinvolte sono Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo e Nexi. Le domande sono state poste tra gli ultimi giorni di dicembre 2020 e i primi giorni di marzo 2021. Le interviste sono state somministrate in via telematica, quasi tutti registrare in audiovideo o solo in audio. Chi è stato intervistato ha avuto la possibilità di scegliere se presentarsi con nome e cognomi reali o sotto pseudonimo: 26 hanno scelto la prima formula, 15 la seconda.

In autunno verrà proposto un libro sulle oltre 45 ore di interviste effettuate.

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