Giovanni Aricò, Ebac Calabria: “Anche nel Recovery Fund la Calabria è l’ultima della classe”

Dall’Ebac, l’Ente bilaterale artigianato Calabria, hanno applaudito quando si sono sbloccati i fondi – fermi da gennaio – per le casse integrazioni degli artigiani. A confermarlo è il presidente Giovanni Aricò, rappresentante della Casartigiani Calabria: “Il decreto ha sbloccato la situazione e noi siamo pronti, le pratiche sono state già convalidate, siamo in procinto di effettuare le erogazioni”.

Erano tutti delusi e preoccupati, ma “non avremmo fatto manifestazioni in piazza per evitare assembramenti. Semplicemente, come capita per l’Inps con il mondo industriale, volevamo un’erogazione veloce”. Per un problema che va verso la sua soluzione, tanti altri sono ancora sul tavolo: “La crisi da Covid ha danneggiato le imprese artigiane. Anzi, credo che il momento peggiore non sia ancora arrivato, bisognerà attendere quando lo Stato passerà all’incasso di imposte e contributi finora bloccati, differiti. Se a queste sommiamo le rate dei mutui del decreto Liquidità, la mia preoccupazione più grossa è questa. Quando il Governo dirà agli artigiani di iniziare a pagare, si creerà una situazione molto difficile. Potrebbe concedere un ulteriore mutuo a cinque anni, ma sempre di debito si tratterebbe. Si rischia che molte attività falliscano”.

Sono circa 5 mila le aziende che hanno aderito all’Ebac, per 10 mila lavoratori. “Di queste 5 mila, non tutte hanno aderito formalmente pagando anche il contributo che deve essere pagato. Speriamo che queste aziende riconoscano l’impegno della bilateralità dell’artigianato e aderiscano a questo sistema”.

Il Covid-19 sta costringendo tutti a cambiamenti: “Si lavora da remoto, con webinar e incontri su piattaforme. Noi, intanto, abbiamo chiesto alla Regione Calabria di spingere per le riaperture. Che ci siano, insomma, i presupposti perché l’azienda possa riaprire e rientrare sul mercato”.

All’Ebac aderiscono micro imprese con una media di 1,5 lavoratori per ognuna, non sono comprese le imprese edili artigiane, che hanno le loro casse. “Noi lavoriamo a costo zero, è immane l’impegno che stiamo portando avanti. L’Ente non può rilasciare il Burc, abbiamo fatto richiesta per poterlo fare e, se il Governo darà il semaforo verde, i tempi per concederlo saranno strettissimi. Serve l’accordo, il decreto e a quel punto siamo pronti a rilasciarlo”.

Aricò racconta: “I settori che hanno subito più danni sono quelli che comprendono acconciatori ed estetisti, poi viene l’agroalimentare (pizzerie, rosticcerie, ristoranti), difficile la situazione pure per il commercio al dettaglio, che nelle città è morto con la crescita del commercio elettronico, che invece ha triplicati gli incassi, mentre il negoziante ha visto l’incasso ridursi al 20 per cento. Sono cresciute le piccole imprese informatiche, i riparatori. Noi non possiamo che augurarci che ci siano a breve le riaperture, al momento la Calabria è ancora arancione. La mia preoccupazione è che a ottobre possa tornare un’ondata di covid, serve organizzazione sanitaria per evitare lo stesso problema dell’anno scorso. Sicuramente, con le riaperture, torneranno anche gli incassi, poi vedremo”.

Le ultime parole del presidente dell’Ebac suonano come un appello: “La Calabria è da sempre una terra martoriata, bersagliata dalla malavita, piena di burocrazia e di procedure infinite. Ci deve essere un sussulto da parte di tutti, soprattutto dalla politica, che veda come far riemergere questa regione. Il Recovery Fund prevede che il 40 per cento venga impiegato nel Meridione, ma in Calabria non si parla di interventi, a parte Alta Velocità, porto di Gioia Tauro e Ponte dello Stretto. Perché noi siamo sempre gli ultimi? Nella bozza, 60-70 milioni sono destinati a Campania e Puglia per insediamenti produttivi, della Calabria non si fa cenno. La politica nazionale e locale deve interessarsi alle nostre sorti, non vogliamo sempre essere gli ultimi della classe”.

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