Calzature Marche: -147 imprese nel 2020

Shoe uppers sewing machine to a professional shoemaker

La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente l’industria calzaturiera italiana con una flessione a doppia cifra in tutte le principali variabili.

Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici nel 2020 a livello nazionale sono calati rispetto all’anno precedente sia il fatturato, attestatosi a 10,72 miliardi di euro (-25,2%) che la produzione Made in Italy (scesa a 130,5 milioni di paia, -27,1%). Di rilievo anche il decremento dell’export, sia per quanto riguarda il valore (-14,7%) che le quantità (-17,4%).

Nelle Marche nel 2020 il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, una variazione pari a -146 unità, tra industria e artigianato, accompagnata da un saldo negativo di -1.706 addetti.

Sul fronte dell’export si registra una flessione del -27% in valore sul 2019, tra calzature e componentistica. In particolare il quarto trimestre ha evidenziato un -24,2% tendenziale: un risultato ancora decisamente penalizzante dopo il crollo del secondo trimestre (-56,8%) e il -17,4% fatto segnare nel terzo. Le prime 5 destinazioni dell’export marchigiano 2020 sono risultate: Germania (-20,6%), Francia (-10,2%), Russia (-23,4%), USA (-41,8%), Cina (-6%); assieme questi 5 paesi hanno coperto il 50% del totale export regionale.

Lo scenario nazionale è stato commentato dal presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon: “Il 2020 ha avuto pesanti conseguenze economiche per il nostro settore. I dati parlano chiaro. Oltre ad aver lasciato sul terreno circa 1/4 della produzione nazionale e del fatturato complessivo, dobbiamo registrare anche un drastico calo dei consumi delle famiglie italiane, sia nella spesa (-23,1%) che nelle quantità (-17,4%)”.

“Una flessione importante, malgrado una crescita a doppia cifra per il canale online che non riesce a tamponare il crollo dello shopping dei turisti e i mancati introiti da essi derivanti, specialmente per le fasce lusso. E se a queste indicazioni aggiungiamo le criticità che emergono dalle cifre relative alla demografia delle imprese – con un calo del -4% sia nel numero delle aziende che degli addetti diretti, oltre ad un’impennata della Cassa Integrazione Guadagni nell’Area Pelle (+900% le ore autorizzate, dieci volte i livelli del 2019) – il quadro che ne viene fuori non è per nulla confortante”.

Il report di Assocalzaturifici analizza nel dettaglio l’export, da cui emerge che tra i primi 10 mercati esteri in valore cresce solo la Corea del Sud (+14,3% nei primi 11 mesi), che cede peraltro il -5,2% in quantità. Contengono le perdite la Svizzera (-7,6%, destinazione dei prodotti realizzati dalle aziende terziste per le griffe internazionali del lusso) e la Cina (-4,4%), protagonista di un forte recupero (+43%) nel bimestre ottobre-novembre. Marcato calo delle vendite sia verso i partner dell’Unione Europea (-13% in valore la UE27) che fuori dai confini comunitari (-18%), dove il Nord America perde il -30% in valore, l’area CSI il -20%, il Medio Oriente il -25%, il Far East il -13%. L’attivo del saldo commerciale è atteso ridursi a 4,2 miliardi di euro (in flessione del -14% sul 2019).

Al crollo dei livelli di attività nella prima parte dell’anno, causato dal lockdown, ha fatto seguito, nei due trimestri successivi, solo un’attenuazione della caduta (rimasta peraltro a doppia cifra), anziché un rimbalzo. La seconda ondata del virus in autunno ha subito interrotto i primi timidi segnali di risalita (a settembre vendite estere e acquisti delle famiglie in Italia avevano eguagliato i volumi dell’analogo mese 2019). Nel trimestre conclusivo dell’anno, in particolare, export e consumi (con le vendite natalizie compromesse dalle misure restrittive) sono risultati ancora largamente insoddisfacenti.

“Il trend è destinato a rimanere altrettanto sfavorevole nel primo trimestre dell’anno corrente – continua Badon – iniziato con una stagione dei saldi largamente sottotono: gli imprenditori del comparto, secondo le nostre rilevazioni, stimano in media un calo ulteriore del fatturato pari al -15,1% tendenziale. È evidente auspichiamo che un soddisfacente ed esaustivo piano di vaccinazione porti progressivamente ad un ritorno alla normalità perduta, sebbene il recupero dei livelli pre-Covid sia ancora lontano”.

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